'Ndrangheta nel Mantovano: chiuse le indagini dell'inchiesta che coinvolge Muto e Sodano
Impianto confermato. Il legale: «L'ex sindaco sott’accusa per corruzione e peculato con l’aggravante di aver aiutato una cosca»
di Rossella CanadèMANTOVA. Indagini chiuse. L’inchiesta Pesci della Dda di Brescia, che ha coinvolto tra gli altri l’imprenditore calabrese trapiantato a Curtatone Antonio Muto e l’ex sindaco di Mantova Nicola Sodano, ha segnato un punto fermo. Scritto in neretto. Ieri pomeriggio (lunedì 23 novembre) è stato notificato ai 27 indagati, che devono rispondere di reati che vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione, alla corruzione, l’avviso di conclusione delle indagini.
Dopo quasi dieci mesi, il quadro ha assunto tinte più definite e si avvicina il momento della richiesta di rinvio a giudizio.
Gli indagati ora hanno venti giorni di tempo per presentare memorie, come per chiedere di essere sentiti.
L’impianto accusatorio, costruito nei due anni di indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di via Chiassi, è stato sostanzialmente confermato, con un passo in più, come anticipato dal Procuratore generale di Brescia Pierluigi Dell’Osso. Dalle prime notizie filtrate, emerge che è stata aggiunta, per i personaggi ritenuti vicini al “gruppo” dei Grande Aracri, l’aggravante dell’associazione mafiosa.
Confermate, invece, le accuse per l’ex sindaco di Mantova, che deve rispondere di peculato, corruzione e, questa è la più pesante, corruzione in atti giudiziari. «Per il momento non posso commentare» si limita a dire Nicola Sodano, il primo a dare la notizia della conclusione delle indagini con un post su Facebook.
[[(gele.Finegil.Image2014v1) sodano e muto]]
«In effetti rimangono fermi i tre punti dell’ordinanza della Dda - dice uno dei suoi legali, l’avvocato Sergio Genovesi - giovedì andrò a Brescia per controllare gli atti d’indagine. Da una prima verifica, esiste ancora il peculato per la giornata romana in Senato con i soldi del Comune, la designazione di Domenico Laratta nel collegio di revisore dei conti dell’università, in cambio di servizi professionali gratuiti per il suo studio, e il tentativo, peraltro fallito, anche secondo l’accusa, di far ribaltare il parere su Lagocastello per favorire Antonio Muto». Con un’aggravante nuova, secondo Genovesi: l’aver agevolato l’attività del sodalizio criminale di stampo mafioso.
«È una correzione per giustificare il mantenimento del processo alla Dda di Brescia».
I commenti dei lettori