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Un secolo fa sulla pista del Te la vittoria di un meccanico pilota

Ecma, sarebbe a dire Esposizione internazionale cicli motocicli accessori alla Fiera di Milano, come avviene da 101 anni. in rapporto tematico con la mega-mostra di Rho-Pero, il calendario 2015 ci ha riportato un 22 settembre 1905, dunque ai 110 anni da una Eicma mantovana, più o meno coetanea

di Renzo Dall'Ara
2 minuti di lettura

Ecma, sarebbe a dire Esposizione internazionale cicli motocicli accessori, in corso alla Fiera di Milano fino a domani, come avviene da 101 anni. Mondo delle due ruote a motore in vetrina, con tante novità. Il cronista vostro, però, non si arrischierà oltre, considerando che il suo rapporto con la meccanica di movimento non è andato oltre la bicicletta: mi vantavo della mia Dei, che “pù t’la cuci, pù la va mèi”, Dei marca famosa, più la spingevi meglio andava, saggezza popolare. Sia come sia, ma in rapporto tematico con la mega-mostra di Rho-Pero, il calendario 2015 ci ha riportato un 22 settembre 1905, dunque ai 110 anni da una Eicma mantovana, più o meno coetanea.

Il mercato dei bozzoli (piazza Castello, oggi Museo archeologico nazionale), in un ampio salone diviso da tramezze e con pavimento in legno che copriva quello originario, accoglieva la Mostra di automobili, motociclette, biciclette e “di tutti i prodotti che da questi rami derivano e ad essi si riallacciano come chassis, motori, accumulatori, carrozzerie, fanali, pneumatici, accessori”, annunciava la Gazzetta di Mantova.

Chi voglia saperne di più non dovrà che cercare, in libreria o biblioteca, il prezioso “Anime e motori” di Cesare De Agostini, storico di tutto quanto, uomini e macchine, si è mosso a motore.

Da qui in poi, si andrà avanti privilegiando la sola motocicletta, che aveva fatto notizia sulla Gazzetta già dal 25 giugno 1895 con la “rivoluzione biciclettistica”, il motore elaborato all’Università di Padova dal professor Enrico Bernardi e applicato alla bici, che “assume tutte le velocità, dal passo di uomo a quello di 25 chilometri”. Dieci anni dopo, la moto si era tanto diffusa da mettersi in mostra addirittura con produzione locale, accanto a quella industriale.

Giulio Colorni, giovane meccanico, presentava un suo motore da 6 hp a 2 cilindri per motociclette da corsa, molto ammirato; ragazzo prodigio a 16 anni, Elzo Lucidi aveva costruito un motore a benzina a un cilindro orizzontale da 1,4 hp, premiato con medaglia d’argento, così come Colorni.

I concessionari proponevano i loro modelli: Ferruccio Chinali di Castel d’Ario una motocicletta Dei con motore Peugeot a 2 cilindri e accumulatori; Umberto Bertoi una Mars da 3 hp e mezzo a magnete da gran turismo; Masotto una Bianchi con motore Peugeot e 2 cilindri e forcella elastica. Paolo Ruberti, storico meccanico di biciclette, occupava lo stand con tre motociclette “del tipo di quella che vinse ultimamente la coppa di Brescia, percorrendo nel minor tempo e grande regolarità i mille chilometri”. Avrete notato che Chinali e Bertoi sono ancora attivi nel settore in città. Un anno dopo, il 7 settembre 1906, addirittura il campionato italiano di motociclette, sulla pista del Te, 60 chilometri da percorrere in un’ora, premio 150 lire e titolo di campione.

Al via “i più noti e famosi motociclisti d’Italia”, rivelava la Gazzetta, ma vittoria a sorpresa di Roberto Vaccari, meccanico di Schivenoglia che lavorava da Bernoni armaiolo e si era costruito da solo la moto capace di 90 chilometri all’ora. Alla fine, “il pubblico invade la pista e applaude il campione dei motociclisti italiani”. Nuvolari, quattordicenne, già ci provava con la moto dello zio Giuseppe.

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