Arrivano i mercatini di Natale: la pausa pranzo dello studente svolta sui piatti tipici
Tanti ragazzi mantovani ogni settimana "emigrano" per poter studiare all'università. Tre di loro, in tre città diverse, ci raccontano la vita da fuorisede in questa rubrica-blog. Elisa studia Lettere a Trento
Elisa BoccaneraTRENTO. Qui in Trentino, quella che per noi a Mantova è la tradizionale festa di Santa Lucia, non viene festeggiata. Così tutti i preparativi al Natale sono anticipati di molto; infatti, i mercatini natalizi sono aperti già da una settimana, le luminarie galleggiano tra le stradine e i palazzi e i decori natalizi dei negozi ti attirano dentro come una calamita. Utopicamente, se ci fosse anche qualche fiocco di neve che scendesse dolce sul cappotto, il cielo scuro ma stellato e il rumore della neve fresca quando si calpesta per la prima volta, potremmo trovarci in una atmosfera da sogno, tipo in quei film da Vigilia.
I mercatini sono quanto di più grazioso ci sia; a Trento si articolano tra due piazze, quelli maggiori sono collocati in piazza Fiera e quelli minori, in piazza Cesare Battisti. Le classiche casettine in legno offrono artigianato di ogni tipo: soprammobili decorativi, giocattoli di legno lavorato, decori per gli alberi, angioletti di vetro, ghirlande, gioielli, candele, vestiti tirolesi di lana e quanto di più tipico possiate immaginare. I prezzi non sono certo bassi, ma vale la pena comunque visitarli, per immergersi nel Natale più fiabesco.
Più si sale verso il confine, più i Mercatini di Natale risultano ricchi e curati. Infatti, la tradizione è nata in Germania già nel 1400 e nei paesi di lingua tedesca è tutt’ora molto sentita e romanzata; qui a Trento se ne sente forte l’influenza.
Nel cuore di piazza Fiera c’è sempre profumo di chiodi di garofano e cannella: questa è la parte preferita dello studente fuorisede, la zona culinaria. Un mese in cui gustare le eccellenze gastronomiche della cucina locale. Chi non vorrebbe un tris di canederli in pausa pranzo? O una fetta di strudel di mele per merenda, o polenta e funghi per i più coraggiosi. Tutto è pronto e caldo, unica pecca: bisogna mangiare in piedi. Ma per lo studente fuorisede questo non è assolutamente un ostacolo, si fa più fatica a lavare i piatti.
Io, in realtà, sono un’eccezione perché amo prendere le materie prime e cucinare le specialità direttamente a casa, ma questa è un’altra storia. Però, adoro il vin brûlé dei Mercatini, quello fa di essi il ritrovo principale per tutti gli studenti dell’Università che alle 6 di sera vogliono scaldarsi le mani e la pancia. Se chiudo gli occhi posso sentirne anche ora il profumo, anche se sono in biblioteca.
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Elisa Boccanera, ventiduenne divisa tra Mantova, città natale, e Trento, città nella quale frequenta l'università. E' iscritta al corso di “Studi storici e filologico-letterari” con carriera di Lettere moderne. Ama l’arte in ogni suo genere: letteratura, cucina, pittura e natura.
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