Quel manifesto per Mantova firmato da Celentano e Grillo
Mantova Capitale della cultura e “Mantova Mantova un sogno per raccontare un ricordo”. Molto intrigante come accostamento, ma la seconda citazione è sulla copertina di un libro pubblicato nell’anno di grazia 1981
di Ranzo Dall'AraMantova Capitale della cultura e “Mantova Mantova un sogno per raccontare un ricordo”. Molto intrigante come accostamento, ma la seconda citazione è sulla copertina di un libro, Publi Paolini Editore con lui, Renzo, anche grafico nonché impaginatore. Tutto questo nell’anno di grazia 1981. Ecco, potrà dire più d’uno, che il cronista vostro c’è cascato ancora volta nel riandare in soffitta: vero, certo, ma quella del libro è una bella storia e verrà da pensare che, tolta la polvere, potrebbe essere riciclata, con valori annessi di promozione dell’immagine.
Partenza: Ente provinciale per il turismo, presidente Sergio Genovesi. Protagonisti: Davide Parenti, giovanotto poco più che ventenne ma, pochi anni dopo, autore televisivo a fianco di Antonio Ricci in Lupo solitario.
A seguire, Scherzi a parte, le Iene e tant’altro televisivamente di successo. Partecipi, Adriano Amati e Cesare Guerra, invece con altre destinazioni professionali. Idea di Parenti: un manifesto rappresentativo di Mantova e avrebbe accettato di disegnarlo addirittura Bruno Munari, cioè la Grafica con la maiuscola.
Spedizione del poster a mille personaggi, della più diversa estrazione non solo culturale, con preghiera di rimandarlo annotandovi “uno strumento comunicativo (immagini, parole, segni…)”.
A sorpresa, ondata straordinaria di risposte, che nel libro si è dovuta ridurre a 193, creando adesso al cronista vostro la difficoltà di pesarle giuste: i 34 anni di distanza possono avere appannato, se non cancellato, la memoria.
Considerando i segni, dopo Munari ci sono pittori e scultori, da Giacomo Manzù a Mimmo Rotella, da Mauro Staccioli ad Enrico Bay, da Giosetta Fioroni a Max Kuatti, in drastica sintesi.
Il tasso di popolarità elimina ogni dubbio con musica e spettacolo: Adriano Celentano, Beppe Grillo, Enzo Jannacci, Gian Maria Volonté, Roberto Benigni, Paola Quattrini, Tullio De Piscopo, Pino Daniele, Enrico Rava, Mauro Bolognini, Giorgio Gaslini, Gianni Bedori, Sonny Strano (degli Skiantos).
Reagivano scrittori e poeti: Cesare Zavattini, Nelo Risi, Gilberto Finzi, Goffredo Parise, Dacia Maraini, Edgarda Ferri, Franco Fortini, nè i politici perdevano la battuta, partendo da Giulio Andreotti per seguitare con Bettino Craxi, Pietro Ingrao, Jiri Pelikan, Maria Pia Garavaglia, Claudio Martelli, Alessandro Natta, Giovanni Malagodi.
Elenchi che riusciranno magari noiosi, ma non privi certo di significato, considerandoli una risorsa ancora spendibile con gli originali dei manifesti, certamente recuperabili (almén speréma).
Se l’era cavata con il solo autografo a pennarello blu, ma non si potrà trascurare, Gino Bartali, così come l’intervento di Bruno Bozzetto, con un’intera storia disegnata. Appare infine Maurice Henry, francese polivalente in quanto pittore surrealista, regista cinematografico e teatrale, fotografo e critico con una colomba disegnata a pennarello più “A Mantova Mantova pour la vie la vie”.
Ma com’erano stati bravi, tutti, allora!
I commenti dei lettori