Addio a Mara Iori, magica cuoca della Cipolla d’oro
I funerali nel pomeriggio del 14 dicembre nella chiesa parrocchiale di Poggio Rusco. Con lei se ne va un pezzo della storia della cucina mantovana
POGGIO RUSCO. Estremo saluto oggi pomeriggio alle 15, nella chiesa parrocchiale di Poggio Rusco, a Mara Iori vedova Ancelotti. La storia della ristorazione e mangiar mantovano ha dovuto chiudere con lei un'altra pagina, nella quale è scritta la presenza dentro la brigata di cucina, intorno ad Angelo Berti, nell'ormai mitico pranzo del Mantegna in palazzo Te, 23 settembre 1961.
Solo un episodio, ma la vicenda di Mara è da raccontare: ragazzina quindicenne, da Milano bombardata, con la famiglia era sfollata nel 1942 presso parenti a San Benedetto. Subito mandata però a Pegognaga, per dare una mano, nel negozio di cartoleria, cancelleria e tanto altro di Eugenia e Luigi Ancelotti. Appena finita la seconda guerra mondiale, dalla prigionia a Bolzano tornava Ciro, figlio degli Ancelotti.
Colpo di fulmine e matrimonio nel 1946. Già un progetto per il futuro: la coppia si trasferiva a Revere, per rilevare il caffè Roma, che avrebbero mandato avanti 18 anni. A due passi Angiolino Berti governava la sua Taverna degli Artisti. Dal Caffè Roma alla Lanterna Rossa, sulla statale Abetone - Brennero. Mara e Ciro avevano messo a tavola Adriano Celentano, Tony Renis, Bruno Lauzi e tanti altri clienti di pregio.
Con gli Anni ’70, nuova avventura ragionata e di successo, "Il Tartufo", ambiente raffinato con enoteca, Mara ai fornelli, Ciro in sala, all'accoglienza. Ai riconoscimenti ottenuti con la Lanterna Rossa, nel 1981 si aggiungevano la Cipolla d'oro, vittoria nel concorso nazionale partito da Sermide, un Oscar della cucina e la medaglia d'oro della Camera di Commercio.
Nel 1988 Mara preferiva fare la nonna e, con Ciro, lasciava il Tartufo al ventunenne Gianni Addonizio, che tuttora propone in menu la Cipolla d'oro di Mara.
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