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Pegognaga, veleni nel terreno sotto al distributore

Le minoranze: «Ritardi sulla bonifica dell’area attorno al punto vendita di benzina. Rischio idrocarburi per le acque»

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PEGOGNAGA. Un’interpellanza delle minoranze Insieme e Alternativa solleva un grave problema di inquinamento a Pegognaga. Uno sversamento di idrocarburi nel terreno sottostante un distributore di benzina che minaccia acque e terreni. Il distributore in questione è di proprietà della Siron srl (oggi figura con il marchio Repsol) e si trova in strada provinciale Ovest 49.

Nell’interpellanza si riferisce che nel luglio 2013 è arrivata al Comune dalla srl Siron una «notifica di potenziale contaminazione nel punto vendita carburanti di proprietà ubicato a Pegognaga in strada Provinciale Ovest». «Nella relazione tecnica allegata - spiega il documento - si affermava che, essendo il punto vendita carburanti in esercizio e visto il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione sia dei terreni a verde pubblico e residenziale (con idrocarburi leggeri e pesanti, etilbenzene e xileni) che dei terreni ad uso industriale e commerciale (con benzene), si presumeva che la fonte di inquinamento potesse derivare dai serbatoi interrati presenti nell’area».

Dalla stessa srl, proseguono le minoranze nel racconto, «veniva comunicato che, entro 30 giorni, sarebbe stato presentato un piano contenente indagini integrative nell’area per la caratterizzazione e la conseguente definizione del modello concettuale del sito nonché le eventuali attività di messa in sicurezza d’emergenza da intraprendersi per evitare il propagarsi dell’eventuale contaminazione potenziale».

In breve la vicenda coinvolge le autorità sanitarie: Arpa, Asl e Provincia. Per l’Arpa la questione è seria: «In considerazione delle elevate concentrazioni di contaminanti riscontrate nel piezometro Pm3 posto al confine del sito – è la prescrizione Arpa, riferita dalle minoranze – si ritiene auspicabile l’attivazione del sistema di emungimento proposto che dovrà essere dimensionato in modo da garantire il contenimento della contaminazione all’interno del sito, in attesa degli interventi di messa in sicurezza permanente o di bonifica». La Provincia rivela due dati tecnici: primo, «le concentrazioni di contaminanti per i parametri idrocarburi totali, Etbe, Mtbe, benzene, etilbenzene, toluene, o-m-p xilene (tra cui alcuni cancerogeni) a carico della matrice acqua di falda in Pm3 (piezometro considerato di monte idrogeologico ma posto a diretto confine del sito) superano di un fattore maggiore a 10 volte i rispettivi limiti normativi-valori di riferimento ’Iss’»; secondo, «la falda presso il sito è in pressione con maggiore probabilità di fenomeni di risalita della contaminazione anche nell’area di monte idrogeologico».

Quindi, «si auspica, quanto prima, l’attivazione di misure di prevenzione da realizzarsi in continuo, al fine del contenimento della contaminazione entro i confini dell’area di cui si tratta». L’Asl avrebbe chiesto di «monitorare il pozzo artesiano interno all’area e verificare la presenza di pozzi privati nel raggio di 200 metri e, nel caso di presenza campionare tali acque». Le minoranze accusano: «Come mai solo due anni dopo (Conferenza dei servizi del’ottobre 2015) si è provveduto a dare inizio ad una bonifica? Lascia allibiti il lungo lasso di tempo intercorso tra le prime conoscenze dei valori inquinanti presenti nel sito e quelle emerse dalle analisi compiute nei pressi dei piezometri da Bsa Ambiente per conto di Siron in contraddittorio con Arpa, fino alla lettura degli ultimi dati di quest’anno che hanno rilevato l’enorme entità della contaminazione».

Inoltre, «da oltre due anni si è appalesato, documentato dalle analisi degli enti preposti, un consistente inquinamento da idrocarburi nelle acque e nel terreno circostante il sito di un distributore di Pegognaga. Come mai, vista la delicata situazione di inquinamento, non si è ritenuto opportuno informare del problema i capogruppo consiliari?».

Vittorio Negrelli

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