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Nel 2015 aria più malata, quasi doppiato il limite

S’interrompe il trend del Pm10 in calo e peggiorano anche i livelli dell’ozono. La Cgil: «Chiudere le aziende non risolve». Ieri micropolveri alle stelle

di Igor Cipollina
2 minuti di lettura

MANTOVA. Dati certi, per testare l’equazione “industria uguale inquinamento dell’aria”, costruita sull’emotività, scandisce il segretario della Cgil Massimo Marchini. Dati obiettivi per non scivolare in chiacchiere da bar, chiede l’assessore all’ambiente Andrea Murari.

La risposta è nel Rapporto sulla qualità dell’aria della provincia di Mantova 2014 (l’ultimo disponibile), presentato dal responsabile dell’unità organizzativa di Arpa Lombardia, Guido Lanzani. E anche nell’aggiornamento al 30 novembre 2015 proposto da Massimo Arvati, già direttore del Dipartimento di prevenzione medica dell’Asl, al suo debutto come tecnico ambiente, salute e sicurezza della Cgil Mantova. La domanda di partenza, formulata dal sindacato, è: la chiusura della Burgo e lo stop alla raffinazione della Ies, sommati agli inciampi produttivi di tutte le altre aziende azzoppate dalla crisi, hanno determinato un miglioramento della qualità dell’aria a Mantova sì o no? Nì.

Circoscrivendo l’analisi alle micropolveri, il 2014 è stato un anno più limpido del 2013, che a sua volta era stato meno tossico del 2012. Vero, i superi hanno sempre bruciato il bonus europeo di 35 giorni, ma lo scarto si è via via assottigliato e dal 2012 tutte le centraline Arpa della provincia hanno rispettato il limite della media annua pari a 40 microgrammi per metro cubo. Il 2015, però, incrina l’ottimismo e frena il trend: al 30 novembre la centralina di Sant’Agnese, ad esempio, misurava già 54 giorni di supero del limite di 50 microgrammi per metro cubo contro i 43 del 2014. Aggiornando ulteriormente il dato all’altro ieri, il rapporto si sbilancia a 63 contro 43. E il peggioramento è registrato da tutte le centraline della provincia.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Dopo 10 giorni stop agli Euro 3 e giù i gradi in casa e ufficio]]

Che significa? «Che il miglioramento della qualità dell’aria, a cui pure la chiusura di molte aziende, del relativo indotto e del traffico veicolare conseguente, hanno contribuito, non è consolidato – risponde Arvati – visto il peggioramento del 2015, senza un’evidente ripresa produttiva del nostro territorio». L’altra variabile, oltre alle emissioni, è il temperamento del meteo: il 2014 è stato violentemente piovoso, il 2015 asciutto, soprattutto in quest’ultimo scorcio d’anno. E se non piove nel catino della Valpadana stiamo freschi. Che poi il problema non è solo il Pm10 né il Pm2,5 che inaliamo con un aerosol velenoso giù fino ai bronchi, d’estate Mantova soffre pure di ozono. E tanto: nel 2015 si sono verificati superamenti del valore soglia d’informazione in tutte le stazioni della provincia, e in luglio a Schivenoglia si è bucata anche la soglia d’allarme. E all’elenco vanno pure aggiunti gli ossidi di azoto, precursori delle micropolveri e dell’ozono stesso. Ecco, a complicare le cose è la distinzione tra il particolato primario (emesso direttamente dalla fonte) e quello secondario, che si forma in atmosfera attraverso il “matrimonio” tra precursori: la proporzione è del 50% (circa). Stringendo il fuoco sul particolato secondario, i 2/3 sono riconducibili all’ammoniaca prodotta in agricoltura (senza mettere in croce la categoria).

Riavvolgendo il nastro alla domanda iniziale, avverte Arvati: «È indispensabile che le nuove attività produttive siano progettate, autorizzate e gestite con criteri più restrittivi dei limiti di legge, utilizzando non solo le migliori tecnologie disponibili, ma ricorrendo a tutte le soluzioni che la scienza e lo sviluppo tecnologico mettono a disposizione».

Per la cronaca, il convegno della Cgil cade nell’ennesima giornata nerofumo di quest’inverno in apnea: ieri la centralina di Sant’Agnese ha misurato una concentrazione di 97 microgrammi per metro cubo.

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