Marchionne insegue Tazio: il marchio in Formula 1
Il progetto è agganciato al rilancio dell’Alfa Romeo in pista con la Ferrari L’Aci: «Al momento solo qualche parola, ma sarebbe una grande opportunità»
Igor CipollinaMANTOVA. Diavolo d’un Nuvolari, più veloce della polvere del millennio scolorito via: ha viaggiato gli ultimi decenni con i fari spenti, come leggenda vuole abbia gabbato il rivale Varzi alla Mille Miglia del 1930, e adesso è pronto a sorprendere tutti con il suo sorpasso definitivo. La vittoria della memoria al traguardo del presente. Proprio così, il nome del Nivola potrebbe tornare a correre in pista.
La notizia è in due tempi. Maranello, 14 dicembre 2015: Sergio Marchionne accelera la cerimonia degli auguri con i giornalisti regalando una turbo-confidenza. «Stiamo pensando di far tornare l’Alfa Romeo in Formula 1, in un paio d’anni ce la possiamo fare. Sono trent’anni che il Biscione manca dalla F1, eppure è incredibile come resti nel cuore della gente. Vogliamo rilanciare una storia gloriosa. Sarà un competitore in più». Sostituite “Biscione” con “Tazio Nuvolari” e la frase fila uguale: sono trascorsi 65 anni dall’ultima gara del Mantovano volante, eppure il Nivola è sempre nel cuore della gente. Campione senza limiti, «gaglioffo dagli occhi di brace» (la citazione è da Gianni Cancellieri), icona inossidabile di velocità anche se la velocità dell’allora è quasi ferma rispetto alla simultaneità dell’oggi. Eppure.
Ecco quindi l’altra metà della notizia: nell’ambiente dei motori si dice che Marchionne voglia agganciare il ritorno del Biscione in Formula 1 al marchio di Nuvolari, la cui titolarità appartiene all’Automobile Club di Mantova (del quale Tazio fu presidente). Si dice anche altro, che nei mesi scorsi alcuni collaboratori di Marchionne siano venuti in missione a Mantova, per sondare il terreno. Vero? L’attuale presidente dell’Aci, Giancarlo Pascal, frena ma non smentisce, e rilancia con entusiasmo: «Qualche parola è stata fatta, ma non ci siamo seduti attorno a un tavolo per discuterne ufficialmente. Posso dire che l’Aci di Mantova valuterà questa grande opportunità se verrà formulata in modo palese». Opportunità per rinverdire la memoria di Tazio e lustrare l’immagine di Mantova, ripagando così anche gli sforzi di chi ha speso tempo e denaro per allestire il museo Nuvolari nell’ex chiesa del Carmelino.
«Risarcimento morale» puntualizza Pascal, che parla di Tazio come fosse presente, qui e ora, nel tempo attuale. E si appassiona a raccontarne il carattere e le sfaccettature - «è stato campione, mito, eroe» – il temperamento di un uomo che è diventato un’icona senza perdere la sua umanità, aderendo al secolo delle meccanizzazione fino a diventarne uno dei figli più esemplari. Un guascone con la febbre della velocità che per 101 volte fece registrare il giro più veloce su circuito. Febbre alta.
All’Aci spetta il compito di mantenerne acceso il ricordo: attraverso la moglie, Tazio ha lasciato in eredità i suoi cimeli. Lettere, foto, coppe, caschi, guanti, occhialoni. Tanta roba e tanta vita. L’Automobile Club di Mantova è titolare del marchio Tazio Nuvolari per tutte le classi merceologiche, che detto così può suonare brutto, ma in realtà è una forma di tutela per evitare che il nome del Mantovano volante sia associato a cose poco in sintonia con la sua caratura. Attualmente è in piedi un accordo con la casa automobilistica Audi, ma interessa un numero finito di esemplari (100) della sua coupé TT con un allestimento ad hoc. Allestimento Nuvolari, appunto. Insomma, non ci sarebbe alcun ostacolo a un matrimonio col Biscione.
A proposito, la macchina con la quale nel 1930 il Nivola gabbò il Varzi era una 6C 1750 GS. Un’Alfa Romeo. Tutto torna sulla ruota del tempo.
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