Tecnico del Comune a processo per il 18enne morto in strada
Rinviato a giudizio per omicidio colposo l’ex responsabile dell’ufficio tecnico. La vittima sbandò con il suo ciclomotore per colpa di una buca
di Giancarlo OlianiOSTIGLIA. Rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo e omessa manutenzione stradale, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico di Ostiglia Alessandro Cabrini.
Il 31 ottobre del 2009 Salvatore Fraglica, di diciotto anni, finisce con la ruota del suo ciclomotore in una buca in via Collodi. Cade, sbatte la testa e muore.
Da quel momento i suoi genitori non si danno pace. Sono convinti che quella morte si poteva evitare. Si rivolgono a uno studio di Bologna ma il 18 di quello stesso mese la Procura di Mantova chiede l’archiviazione del caso, che il giudice accoglie il 12 gennaio dell’anno successivo.
Mamma e papà non lo sanno e fidandosi ancora di quello studio, si affidano a dei consulenti di Ferrara che non li informano però dell’archiviazione della pratica, facendo credere che il procedimento penale sia ancora in corso.
Si accorgono di essere stati presi in giro il 22 aprile 2013 quando si rivolgono all’avvocato Alessandro Ferrari del foro di Mantova.
Quest’ultimo il 29 maggio 2013 presenta un’istanza per la riapertura delle indagini che viene accolta. Gli accertamenti vengono eseguiti dai carabinieri di Ostiglia, gli stessi che avevano proceduto ai rilievi quattro anni prima.
Sulla base della loro inchiesta il sostituto procuratore Maria Rosaria Micucci il 3 febbraio 2014 chiede nuovamente l’archiviazione del caso al quale l’avvocato il 18 dello stesso me si oppone affidando a un perito lo studio della dinamica dell’incidente. Il 15 gennaio di quest’anno il giudice per le indagini preliminari Gilberto Casari riapre ufficialmente le indagini dopo sette anni e ieri mattina il collega Matteo Grimaldi ha rinviato a giudizio l’ex responsabile dell’ufficio tecnico. L’ordine cronologico degli avvenimenti è importante per capire quale calvario quei due genitori hanno dovuto affrontare.
Il Comune solo dopo l’incidente mortale ha installato un cartello del limite di velocità ai trenta chilometri all’ora invece dei cinquanta fissati in precedenza e solo dopo la tragedia ha provveduto a tamponare la buca, segno è, per il giudice, che c’era la consapevolezza della pericolosità di quel tratto di asfalto dissestato.
La prima udienza del processo è fissata per il12 aprile prossimo.
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