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Il futuro del distretto calza, ecco chi lo farà ripartire

Martedì sarà presentato il progetto di reindustrializzazione L’idea: tante cooperative con soci-lavoratori, sostenute dagli imprenditori locali

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CASTEL GOFFREDO. Il distretto della calza è in crisi nera: aziende chiuse, posti di lavoro persi, economia in perdita. Questo si sa da tempo, di strade ne sono già state tentate, ma nulla sembra funzionare. Tutte le forze che reggono l’economia, allora, si sono riunite - già un anno e mezzo fa - ed hanno cercato di trovare una soluzione. Quella trovata è stata messa nero su bianco e presentata al Ministero dello sviluppo economico, che in ultima battuta (una settimana fa) ha chiesto una stesura definitiva del piano con tanto di numeri, attori, investimenti. Il piano di reindustrializzazione del settore si fonda sulla cooperazione: sulla nascita di piccole o medie cooperative che abbiano lo scopo di reimpiegare lavoratori disoccupati, in cassa integrazione o mobilità. Quindi creare lavoro.

Ecco, per presentare questo piano e raccogliere le conferme di tutti quelli che finora si sono spesi per far nascere ilnuovo distretto, il tavolo che sta lavorando al progetto ha organizzato per martedì 16 febbraio alle 18.30 in sala consigliare a Castel Goffredo un incontro pubblico.

«Lo scopo - anticipa il sindaco di Castel Goffredo, Alfredo Posenato - è poter illustrare ad imprese, lavoratori e cittadinanza le iniziative intraprese davanti agli enti preposti per concordare interventi che possano favorire il reimpiego di persone che hanno perduto il lavoro, garantire la continuità della filiera della calzetteria femminile, contrastare attivamente le attività illecite presenti sul territorio e contribuire al recupero di competitività del distretto».

Aggiungono alcuni esponenti sindacali, Adolfo Feudatari e Sabrina Masotto di Femca Cisl, che stanno seguendo il piano con i colleghi di Cgil e Uil: «Il ministero ci ha chiesto tre cose, nel definire il progetto: la disponibilità degli imprenditori ad aderire a questo impegno; la disponibilità a mettere i capannoni, di chi già si era speso in questo senso; la disponibilità degli stessi lavoratori disoccupati o in cassa integrazione ad entrare nelle cooperative come soci lavoratori. A questo proposito ricordo che lo Stato può convertire le indennità di cassa o mobilità in contributi di ingresso societario per i lavoratori. Quindi, con questa assemblea pubblica ci aspettiamo che chi ha firmato questi impegni, martedì li confermi». «Pensiamo che questo progetto sia un primo tentativo di rilancio del distretto - proseguono Masotto e Feudatari - Alternative non ce ne sono, se anche il piano non trova tutto il sostegno promesso, noi andremo avanti comunque».

Daniela Marchi

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