Distrutta Gighessa. Missione assaltata e razziata dalla folla
Illesi i tre volontari mantovani dell’associazione di Venturi. L’ortopedico: «Trent’anni di lavoro svaniti in poche ore»
di Nicola CorradiniMANTOVA. Terrore a Gighessa, la comunità in Etiopia che fino a pochi anni fa era sede di missione della diocesi di Mantova. La missione, oggi gestita dalla chiesa locale, è stata presa d’assalto da un nutrito gruppo di persone, depredata e incendiata. Secondo le prime informazioni non ci sarebbero vittime né feriti, ma la folla ha distrutto tutto, compresa la clinica dove operava il personale dell’associazione Volontari per Gighessa dell’ortopedico Plinio Venturi. Illesi i tre volontari mantovani presenti nella missione dai primi giorni di gennaio, Valerio Pinnetti e Umberto Pavesi di Porto Mantovano e Gianni Busi di Marmirolo. Assieme al resto del personale e degli ospiti della comunità, i tre mantovani sono stati messi al sicuro dalla polizia locale e ora si trovano ad Addis Abeba.
«Torneranno a casa domenica – spiega il dottor Venturi che è riuscito a parlare con i tre volontari – per fortuna stanno bene. Purtroppo la clinica e tutto quanto è stato realizzato in questi anni è stato distrutto. L’ospedale è stata razziato, hanno portato via persino i letti. Le notizie sono ancora frammentarie, non è facile averne e mettersi in contatto con l’Etiopia. Trent’anni di lavoro distrutti in poche ore. Purtroppo dubito che potremo tornarci...».
Le prime notizie su quanto avvenuto sono state pubblicate ieri mattina sul sito della diocesi di Mantova. «Un dramma, le popolazioni di quella regione non potranno più usufruire dei servizi offerti» ha commentato il vescovo Busti. Ad assaltare la missione non è stato un piccolo commando, ma una folla, gente del luogo che, per motivi al momento non chiari, ha messo a ferro e fuoco una missione che questi decenni non ha mai registrato aggressioni di questo tipo.
L’Etiopia sta vivendo un periodo particolarmente duro alle prese con la siccità peggiore degli ultimi decenni. Una situazione che più operatori definiscono come “dramma epocale”. Ma stando alle prime notizie quello che è avvenuto a Gighessa non è stato un assalto alla dispensa, come avvenuto qualche settimana fa ai danni dei magazzini governativi in zona. Sono stati distrutti ospedale, casa dei missionari e chiesa.
C’è l’ombra del conflitto religioso dietro questa violenta aggressione?
«Nel paese c’è una situazione complessa – frena Venturi – non sappiamo cosa sia avvenuto. Nella missione e nella clinica abbiamo sempre operato bambini indipendentemente da etnia o fede religiosa, bimbi cattolici, cristiani o musulmani. La missione non è mai stata oggetto di conflitti». Gli assalti sarebbero stati almeno due. Nel primo, il personale si è chiuso all’interno di un locale. È stata la polizia, intervenuta per disperdere (senza successo) gli aggressori, a mettere in salvo volontari, personale religioso e ospiti. L’assalto è ripreso ore dopo e l’intera missione è stata depredata .
«In marzo dovevano essere ricoverati dei bimbi. ma a questo punto... – dice Venturi – Per fortuna non c’erano ragazzini in questo periodo. Penso ai portatori d’handicap che facevano parte della comunità...finiranno per strada».
Il VESCOVO BUSTI. «Notizia inaspettata e tremenda. Sento un senso di profonda amarezza e di immensa desolazione». Il vescovo Roberto Busti ha commentato gli eventi di Gighessa sul sito della diocesi. « Gighessa – scrive – è iscritta nel cuore della nostra diocesi che se ne è fatta carico dotandola di generosi aiuti anche nel passaggio alla gestione diocesana di Meki. L'associazione Pro Gighessa con medici e ausiliari che curano soprattutto i bambini, hanno appena terminato un lavoro di ristrutturazione. Ultimamente c'è stato anche in positivo incontro con le autorità locali. Nulla ha fatto presagire questo evento che, come avviene in momenti e luoghi di disordine sociale e civile, diventa distruttivo in modo irrazionale e contraddittorio. Ora la popolazione non potrà più usufruire dei servizi sociali, scolastici e religiosi che continuavamo a sostenere. Cercheremo di conoscere meglio cause ed effetti di questo dramma. Affidiamo al Signore quelle popolazioni amate, ringraziandolo che non è avvenuto nessun danno alle persone».
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