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«Così daremo la scintilla». Lo scatto di Baia Curioni

Il prof bocconiano è il nuovo presidente del direttivo. Dopo 5 anni torna Voceri. Il sindaco promette: «Sarà il motore del Palazzo e di altre iniziative della città»

di Igor Cipollina
4 minuti di lettura

MANTOVA. «Mantova è ancora in tempo, ma non ha tanto tempo» avvertiva nel 2007, di fronte all’evidenza della crescente domanda culturale in Italia. Ovunque (o quasi) tranne che a Mantova, immobile e pigra, sazia del suo passato e a disagio col presente, come certi nobili decaduti. Nove anni più tardi, con la crisi che ha sfilacciato l’orizzonte, svuotato le casse pubbliche e rovesciato la priorità dei consumi, il neopresidente del Centro internazionale d’arte e cultura di Palazzo Te, Stefano Baia Curioni, aggiorna così la diagnosi: «Mantova necessita di essere città d’arte con un progetto di rinnovamento, un profondo rilancio nell’immaginario, nell’imprenditorialità, nel lavoro. Il tema non è tanto quello di avere del turismo culturale, ma di farne un mezzo per generare opportunità da catturare e interpretare, accessibili ai giovani. Mi conforta l’unità d’intenti e visioni attorno al Centro Te, perché dia alla città le scintille per progettarsi in modo più vivo, efficace, intenso». Un motore a scoppio a guidare Mantova fuori dalle secche di una crisi che è anche di fantasia. E se insieme ai denari latitano anche le idee, il deragliamento è assicurato.

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Nomina annunciata, quella di Baia Curioni, bocconiano, storico dell’economia e studioso dei sistemi di produzione culturale, consulente del ministro Dario Franceschini per la riforma dei musei italiani, attualmente nel consiglio superiore dei Beni Culturali. Insomma, un curriculum robustissimo che obbliga a prendere il fiato più volte per arrivare in fondo. Baia Curioni vanta anche una parentesi di quattro anni nel comitato scientifico del Centro Te, all’epoca di Salvatore Settis e del suo “Progetto per Mantova” in sintonia strettissima con l’allora sindaco Fiorenza Brioni.

Poi venne la stagione di Sodano e il direttore della Normale lasciò prima che la poltrona gli fosse sfilata. Baia Curioni resse qualche altro mese sotto la stella più mondana di Alain Elkann, poi si congedò pure lui. Adesso torna nel ruolo di vertice, a capo di un direttivo che abbraccia anche: Enrico Voceri, commercialista, già presidente del Centro Te dal 2004 al 2010; Cristina Mottironi, esperta di economia e politica del turismo (anche lei docente alla Bocconi); Emanuele Rimini, avvocato, esperto di diritto societario, commerciale e bancario; Alberto Marenghi, imprenditore e presidente di Confindustria Mantova (che ha contribuito al restauro della facciata orientale di Palazzo Te con 100mila euro); Enrico Tambara, titolare di E’nt Graphic; Maurizio Migliarotti, amministratore delegato di Ies (tra i soci del Centro Te); Andrea Pagliari, presidente di Confagricoltura Mantova, espresso dal socio Camera di commercio. Insieme al direttivo è stato rinnovato anche il comitato scientifico (identità e profili sono pubblicati nel box). Lavoreranno tutti a titolo gratuito, come i loro predecessori.

«Ho scelto persone, sia mantovane che non, che hanno competenze specifiche e portano relazioni forti – rivendica il sindaco Mattia Palazzi, che ieri ha approvato ufficialmente le nomine in assemblea – persone che hanno esperienza internazionale e possono coinvolgere le imprese» Riconoscente, Palazzi, al comitato direttivo presieduto da Graziano Mangoni, che ha fatto un passo indietro senza impuntarsi a vivacchiare fino alla naturale scadenza del luglio 2017.

«Il Centro Te nella storia recente della nostra città ha avuto fasi alterne – ricorda Palazzi, che ieri ha approvato ufficialmente le nomine in assemblea – vi sono stati grandi eventi espositivi e nell’ultimo quinquennio abbiamo spesso assistito a numerosi mostre, comprate a “pacchetto”, senza che corrispondessero ad una chiara strategia, innanzitutto culturale, utile a dare identità al Centro». Nel frattempo è cambiato il mondo, le risorse – pubbliche e private – che finanziarono le grandi mostre non ci sono più. Oggi la “Celeste Galeria” rimarrebbe chiusa nel cassetto dei desideri, per dirne una.

Quindi? «Dobbiamo riposizionare il Centro Te e dargli una visione che ci renda interessanti a livello nazionale e internazionale – s’appassiona Palazzi, che ha tenuto per sé la delega alla cultura – La sfida complessiva è che Mantova, come città d’arte e di cultura, si dia un futuro capace di rinnovarne la funzione nel Paese e di far partecipare le nuove generazioni. Il Centro Te sarà protagonista di questo investimento insieme al Comune e con l’Università, il Ducale, le imprese, gli operatori culturali».

Tre gli «asset» che il sindaco mette in fila: «Primo, recupero, valorizzazione e innovazione tecnologia del Palazzo e delle sale. Secondo, promozione internazionale di Palazzo Te, che nel 2015 ha chiuso con oltre 20mila visitatori in più, di cui quasi due terzi negli ultimi quattro mesi, pur senza mostre di richiamo. Terzo, un ruolo di produzione culturale del Centro Te, che sarà il motore del Palazzo e di altre iniziative della città». Centro che, anticipa Palazzi, gestirà diverse iniziative del palinsesto di Mantova Capitale italiana della Cultura e nella cui orbita vorrebbe attrarre nuovamente i privati, lusingandoli con un progetto dal respiro internazionale. A bilanciare la zavorra dei conti in disequilibrio. L’imperativo è allineare le visioni di Centro, Palazzo e assessorato alla Cultura. Tutti dalla stessa parte.

IL 2105 CHIUSO CON UN BUCO DI 114 MILA EURO. Anno 1990: il Centro internazionale d’arte e cultura di Palazzo Te nasce sull’onda del successo della grande mostra dedicata a Giulio Romano, quando ancora si facevano grandi mostre. Nasce come associazione pubblico-privata, su impulso di Sergio Cordibella, allora assessore alla cultura e vicesindaco di Bertazzoni. Soci fondatori sono il Comune e la Banca Agricola Mantovana, a guidarlo viene chiamato Renzo Zorzi, intellettuale veronese, che resterà in carica fino al febbraio 2004, quando gli succede il commercialista mantovano Enrico Voceri, già nel collegio sindacale. Presidente a tempo con la missione di raddrizzare i conti e fare del Centro una fondazione. Lo affianca Vittorio Bo, ex amministratore delegato della casa editrice Einaudi, che ora ha una società tutta sua (Codice) e grandi progetti. La sua stella, però, brillerà soltanto una stagione. Per Voceri, invece, il tempo si dilata, mentre le cose accelerano attorno a lui.
Col cambio di giunta, infatti, viene “scongelato” il comitato scientifico del Centro Te, mai convocato né rinnovato da prima della Celeste Galeria (2002-2003): Fiorenza Brioni chiama a guidarlo il direttore della Normale, Salvatore Settis, al quale affida anche il “Progetto per Mantova”. Nel 2010 il ribaltone politico che, per la prima volta nella storia repubblicana, porta in municipio un sindaco di centrodestra. Legato a doppio filo alla Brioni, Settis lascia e anche Voceri mette sul piatto le sue dimissioni. Nicola Sodano sostituisce il professore con il giornalista Alain Elkann, e chiede a Voceri di resistere qualche mese. A febbraio 2011 il colpo di scena: il sindaco si nomina presidente di un comitato filoministeriale (epoca Bondi) con il direttore del Domenicale Angelo Crespi e Vittorio Sgarbi. Il resto è storia recente: l’arrembaggio della Lega, la resa di Sodano che passa il testimone a Crespi, l’addio polemico di Elkann, il pasticcio del patrocinio all’iniziativa della fondazione dell’ex ministro Gelmini, l’inciampo della mostra sui Templari e le dimissioni di Crespi. Nel 2014 arriva il direttore della fondazione Bam Graziano Mangoni, in carica fino a ieri.
I conti? Il 2015 si è chiuso con una perdita d’esercizio di 114mila euro, da sommare ai 300mila di debiti pregressi (il Centro è in perdita dal 2008). «Il tema riguarda il posizionamento complessivo, ai soci e ai privati che verranno non chiederò soltanto di ripianare, ma di contribuire allo sviluppo del Centro» assicura il sindaco Mattia Palazzi.

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