Uno Stato che gioca d'azzardo
Paolo BoldriniLo spunto è l’incontro di venerdì sera a Gonzaga, comune in prima fila nella lotta alla febbre da slot. La riflessione, tornando a casa, è che ci troviamo di fronte a un’emergenza alimentata dallo stato. Dal 2004, quando entrò in azione la prima macchinetta, abbiamo assistito a una seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci: oggi in Italia sono 392.756, di cui 51.971 nelle sale gioco (dati forniti da Zanetti, sottosegretario all’Economia).
La maggior parte quindi in bar, tabaccherie, edicole e locali pubblici che ormai non sono più luoghi di incontro dove si beve un caffè, si legge il giornale e si scambiano due chiacchiere, ma un ritrovo di alienati, ipnotizzati da scatole di metallo che vincono sempre. Il meccanismo perverso, denunciato dal Movimento no slot, porta i pochi sindaci coraggiosi su una strada obbligata: ordinanze che impongono limiti e divieti con il rischio di ricorsi al Tar e relative bocciature.
Lo stato alimenta una dipendenza e poi è costretto ad investire risorse per aiutare i malati a uscire dalla depressione e dalla disperazione, con costi umani altissimi. Il gioco, più o meno legale, è sempre esistito, ma la velocità ora è diversa: alle slot un euro equivale a 4 secondi di adrenalina, a cui seguirà un’altra moneta e così via, fino al prosciugamento di stipendi e pensioni. Sì, perché l’azzardo di stato ha abbattuto le frontiere, non conosce limiti di età e mette sullo stesso piano il ragazzo e il novantenne, accomunati dalla stessa droga. Per gli amanti delle statistiche in provincia di Mantova, secondo le stime dell’Asl, ci sono 50mila giocatori assidui, di cui mille patologici e 86 in cura.
Ma c’è dell’altro. Dietro a questo volume d’affari (84miliardi di euro nel 2015 secondo i Monopoli) c’è un’ombra. Nel libro “La nostra guerra non è mai finita”, il giornalista dell’Espresso Giovanni Tizian - che da quando ha pubblicato le sue inchieste è costretto a vivere sotto scorta - racconta gli intrecci tra il business delle slot machine in Emilia Romagna e la malavita organizzata. Sullo sfondo anche l’usura e il riciclaggio di denaro sporco. Il titolo del capitolo è “Giochi criminali” che fotografa bene questo scandalo italiano.
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