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Sei pillole di cos'è la vita da fuorisede a Milano

Tanti ragazzi mantovani ogni settimana "emigrano" per poter studiare all'università. Due di loro, in due città diverse, ci raccontano la vita da fuorisede in questa rubrica-blog. Margherita studia Giurisprudenza a Milano

Margherita Fila
2 minuti di lettura

MILANO. Vita-da-fuorisede è condividere l’appartamento con tre dei tuoi migliori amici e inaugurare la settimana decidendo di andare a fare la spesa tutti insieme.

Ci si dà appuntamento per le sette, puntuali, mi raccomando.

Canonica mezz’ora di ritardo perché “in palestra c’era una confusione”, “il tram non arrivava” e “dai raga, fa freddo, non potevo uscire con i capelli bagnati”.

Ma non c’è problema, anche così si è perfettamente sincronizzati. 

Ognuno ha il proprio metodo collaudato, chi pensa tutto il giorno a cosa mettere nel carrello – poi il fatto che appena metta piede all’Esselunga se ne dimentichi all’istante poco importa -, chi si lascia guidare dall’ispirazione del momento e chi si limita a passare in rassegna gli scaffali con sguardo vacuo.

Sì, peccato che una volta tornati a casa non si riesca mai a distinguere cosa sia di chi, perché l’ispirato, l’organizzato e lo svogliato hanno comprato tutti le stesse identiche cose.

Vita-da-fuorisede è quando la mattina potresti dormire un’oretta in più ma il tuo coinquilino ha l’esame tra una settimana e tu - che non hai il sonno leggero ma se scoppia una bomba la senti – fai un salto di mezzo metro quando parte la sua sveglia ad un volume di almeno dieci decibel di più di quello che dovrebbe essere considerato legale.

Così cerchi di migliorare una giornata che già è cominciata con il piede sbagliato, pensi alla colazione, è quasi felicità.

Finché non inciampi nei tuoi piedi, ribalti la moka, schizzi sul muro - bianco, ovviamente - e cominci a credere che avresti fatto meglio a rimanere a letto.

Vita-da-fuorisede è sentire nel silenzio della tua cameretta il vicino che impreca con il televisore perché è il giorno del derby e a Milano anche se non tifi, anche se te ne strafreghi del calcio, degli scarpini e di San Siro non puoi proferire parola perché non ti è concesso il diritto di lamentarti.

Se però, nel silenzio della tua cameretta, senti la cinese del piano di sotto che alla mezzanotte di mercoledì decide di augurarti la buonanotte con un vasto repertorio che spazia da Beyoncè a Bruno Mars, allora sì che sei legittimato a strapparle l’ugola.

O quantomeno ad augurarle un indolenzimento delle corde vocali.

Vita-da-fuorisede è il messaggio “ma quanto è incasinata la tua Milano?” che fa sfumare velocemente i buoni propositi di un pomeriggio che avrebbe dovuto essere dedicato allo studio.

Dopotutto, come si può resistere all’amico del liceo che studia a Modena ma passa per caso per la tua città?

Vita-da-fuorisede è festa, quasi-weekend e treno delle sei della mattina perché altri non ce ne sono, ma non importa, vent’anni si hanno una volta sola.

“Dormi da me, dai!” che poi non è vero perché non si dorme mai.

Occhiali da sole quando ancora è buio.

Vita-da-fuorisede che ti strema, ma accidenti se ne vale la pena. 

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Margherita Fila, ventenne, si è diplomata al Liceo Classico Virgilio di Mantova. Non sa bene chi vuole diventare da grande ma sa chi vuole essere oggi e, quando ha qualche preoccupazione, suo padre è solito ripeterle : "Tesoro, il tempo è galantuomo". Ad oggi, frequenta la facoltà di Giurisprudenza all'Universitá Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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