A Mantova piace il divorzio veloce: in un anno 69 richieste
Lo scioglimento del matrimonio senza avvocati e con appena 16 euro. Un addio ogni tre sì. Basta non avere figli minorenni e patrimoni da dividersi
di Sandro MortariMANTOVA. Veloce e quasi gratis. La fine di un matrimonio, grazie alla legge entrata in vigore nel dicembre 2014, è diventata quasi routine. Per divorziare o separarsi, marito e moglie che non ce la fanno più a stare insieme, sono senza figli e non hanno tra di loro pretese patrimoniali, possono rivolgersi al Comune di residenza, senza bisogno di giudici e avvocati. Pagando appena 16 euro: la stessa cifra fissata dal Comune virgiliano come diritto fisso (il costo della marca da bollo) per dare il servizio e risolvere alla radice il problema .
La firma. Una volta messa la firma davanti al funzionario dello stato civile e versata la modica somma fissata con una delibera di giunta, ognuno è libero. In dieci minuti e dopo aver atteso al massimo una quarantina di giorni: senza, dunque, aspettare gli anni che una separazione o un divorzio non consensuale richiedono e senza svenarsi (dai 1.500 ai 2.500 euro se la separazione è consensuale, dai 3mila ai 10mila se c’è bisogno di un giudice perché l’indice di litigiosità tra i coniugi è troppo elevato).
Scioglimento rapido. E così, anche a Mantova il nuovo istituto dello scioglimento rapido dei matrimoni in Comune ha fatto proseliti. Giova, però, ricordare che ci si può rivolgere al sindaco soltanto se la coppia è senza figli minorenni oppure ha figli maggiorenni, ma che non siano disabili o non autosufficienti, e non ha beni da dividere. Casi rari? Dai dati forniti dal Comune capoluogo non sembra proprio. Nel 2015, primo anno pieno di applicazione della nuova normativa, i divorzi sanciti dall’ufficiale di stato civile sono stati 46, mentre le separazioni 23, per un incasso da parte di Via Roma di 1.280 euro. Se rapportiamo il numero totale dei matrimoni saltati a quello dei matrimoni celebrati in Comune nello stesso anno, si ha una sorpresa.
Coppie che scoppiano. O meglio, la certificazione che nel 2015 mentre 230 coppie giuravano fedeltà davanti al sindaco, ad un assessore o ad un consigliere comunale (5.400 euro l’incasso), davanti agli impiegati ce n’era un altro 30% che scoppiava. All’inizio del 2016 il trend è lo stesso. Dal 1° gennaio a metà marzo i divorzi sanciti sono stati 3, mentre 4 le separazioni (13, invece, le nozze civili celebrate). E in lista di attesa per chiudere un rapporto ormai deteriorato ci sono già dieci coppie.
Serve l’accordo. All’ufficio di stato civile di via Gandolfo, per rimanere in città, ci si rivolge, dunque, quando si è trovato un accordo per la separazione consensuale, per lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del matrimonio (il divorzio) e per modificare le condizioni di separazione o di divorzio. E quando, mai dimenticarlo, si è senza figli e tra i coniugi non ci sono pretese di «trasferimenti patrimoniali», come recita la legge. Il che significa, per esempio, non avere in sospeso alcuna questione relativa alla casa e al suo passaggio di proprietà da un coniuge all’altro (il caso più classico e più dirompente per la stabilità del coniuge che soccombe). Una recente circolare ha stabilito che si può concordare un assegno di mantenimento (in Comune a Mantova, però, finora nessuno si è avvalso di questa opportunità).
Più lavoro. Se per i divorziandi la vita è migliorata, così non si può dire per gli impiegati dell’ufficio di stato civile di via Gandolfo che, con la nuova normativa, si sono visti aumentare il lavoro. «A cui fanno fronte con professionalità - è la testimonianza di chi ha avuto bisogno di loro - e senza trascurare le altre mansioni».
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