Mantova, i volontari lanciano l'allarme: anziani sempre più poveri
Una trentina i pensionati aiutati economicamente dal Club 3 età nelle piccole spese. Il presidente: non era mai successo, serve un'azione coordinata con il welfare comunale
Nicola CorradiniMANTOVA. Una trentina di anziani che non ce la fa ad arrivare a fine mese con la pensione. Nel 2014 erano solo una manciata i pensionati single che si rivolgevano al Club delle Tre età di Borgo Pompilio per dire che non ce la facevano più, che rischiavano di non avere nemmeno gli euro per fare la spesa.
«In tanti anni di attività nel volontariato non mi era mai capitato di vedere una situazione del genere – dice il presidente del Club, Luciano Tonelli – Abbiamo destinato un piccola quota di risorse, qualche centinaio di euro, per aiutare questi soci, quasi tutti pensionati che vivono da soli, in qualche piccola spesa. Magari il burro o l’olio, qualche pacco di pasta, formaggi teneri...certo non possiamo risolvere questo problema, diamo solo una mano a questi soci che con i loro 600-700 euro al mese non riescono ad arrivare a fine mese».
Spiega Tonelli che negli ultimi anni c’è stata una crescita rilevante di situazioni di disagio economico tra gli anziani seguiti dall’associazione che vivono nei quartieri della prima e della seconda periferia cittadina. Erano in quattro nel 2014, una quindicina nel 2015 e già una trentina in questi primi mesi del 2016.
Il Club, per la verità aveva colto (come lo avevano fatto enti locali e istituti di ricerca nazionale) i segnali di un progressivo impoverimento tra i pensionati single già diversi anni fa. I volontari avevano notato che diversi anziani rinunciavano al telefono, ai cibi più cari (non stiamo parlando di alta gastronomia, ma certi tipi di frutta e di carne che si trovano nei supermercati a prezzi accettabili per uno stipendio medio) e, dato più allarmante, a prodotti farmaceutici.
Anche altre associazioni lanciano allarmi da anni circa la perdita di potere d’acquisto da parte di chi incamera la sola pensione minima (o, ancora peggio, la pensione sociale). Nemmeno abitare in una casa popolare di Aler o Comune - con un canone d’affitto legato alla propria situazione socioeconomica – e usufruire dei contributi di via Roma alle spese per le bollette è sufficente.
Basta pensare ai dati snocciolati dalla onlus legata alla Caritas, Abramo, che chiarisce (ma il fenomeno è evidente da tempo, come la stessa Caritas ha iniziato a segnalare qualche anno fa) come le “nuove povertà” non riguardino solo gli immigrati ma anche quote significative di italiani. Basta, ancora, pensare all’associazione Vivere la città di Lunetta, presieduta da Lidia Bertellini, che lo scorso inverno ha comprato decine di paia di calze di lana da regalare ad anziane che non avevano abbastanza soldi per rifornirsene.
«Bisogna capire che 600-700 euro fanno alla svelta a consumarsi, troppo alla svelta – dice Tonelli – Noi abbiamo anziani che già poco dopo la metà del mese si trovano in difficoltà. Non sono qui a lanciare denunce, la maggior parte di loro è seguita dai servizi del Comune. Ma il fenomeno è crescente e occorre pensare a nuove strategie, di volontariato e pubblico per dare aiuto».
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