Sui Colli un nuovo Rosso Riserva e l’offensiva di Carpi non allarma
Cantine mantovane a Verona a confronto sulle prospettive del settore tra fusioni e innovazione. I produttori: «I modenesi si allargano verso il nostro Lambrusco? Può essere un’opportunità»
di Luca Ghirardini (inviato a Verona)MANTOVA. Il vino mantovano si presenta piuttosto in salute al cinquantesimo Vinitaly. E il settore, sia in pianura che in collina, è in continuo movimento. Le grandi manovre in atto tra le Cantine sociali del Lambrusco, con Gonzaga e Viadana sempre più vicine al colosso Carpi-Sorbara, fanno inevitabilmente parlare, anche se le due cooperative mantovane quest’anno non hanno uno stand a Verona. Il presidente del Consorzio vini mantovano, Luciano Bulgarelli, che è poi anche il leader della Cantina sociale di Quistello, l’unica che, a questo punto, resterebbe veramente autonoma nella nostra pianura, ritiene opportuno mettersi alla finestra: «Se quanto annunciato dovesse verificarsi - rileva Bulgarelli - speriamo che Carpi punti alla valorizzazione del Lambrusco Mantovano. Devo dire che, essendo già associata al consorzio, la cantina apprezza quanto stiamo facendo». Quistello, peraltro, continuerà nel percorso imboccato da anni, con la valorizzazione del proprio nome, della propria zona, del vitigno Grappello Ruberti e della politica di accoglienza con vendita diretta, per potenziare la quale è stato varato un restyling generale della sede.
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Ma il Lambrusco non vuol dire solo cantine sociali. Così, la Lebovitz di Governolo, che porta le bollicine mantovane anche in Giappone, ritiene che l’arrivo di Carpi possa anche essere un’opportunità da sfruttare, sempre che i modenesi abbiano intenzione di valorizzare il Lambrusco Mantovano. Lebovitz, intanto, investe per migliorare sempre più la qualità. E investe sul proprio brand anche Andrea Virgili, i cui vini quest’anno hanno sfiorato la qualifica “5 Stars” al premio enologico del Vinitaly (l’anno scorso aveva ottenuto due medaglie d’oro ed era stato premiato a Expo 2015). È anche uno dei pochi produttori arrivato a Verona con qualche novità. La prima è Inciostar, un Lambrusco scurissimo e di corpo, che probabilmente vedrà anche novità nel packaging (a livello di design collabora la figlia Sara), la seconda è il Ripass. Qui usciamo dal Lambrusco e andiamo a Volta Mantovana: è un Merlot in stile “veronese”, che sfrutta l’onda del successo del Ripasso in Valpolicella.
Un vino mantovano a 5 Stelle, tuttavia, c’è: la cantina Ricchi di Monzambano ha visto premiato il Passito Le Cime 2011. «Ci fa molto piacere - assicura Giancarlo Stefanoni -, ma ci sarebbe piaciuto che anche altri vini mantovani ottenessero il premio: questo farebbe capire a tutti quanto il nostro territorio sia vocato e versatile». Certo, da decenni la collina insegue il sogno di un vino che ne esprima l’identità. Forse il momento è arrivato, con l’ipotesi di modifica del disciplinare che farebbe spazio a un rosso riserva col nome Colli Mantovani, quindi svincolato dal Garda. Sarà per il 2019? Vedremo. Di certo, i produttori dei Colli credono molto nelle possibilità del futuro, e investono. Come i Boselli dell’azienda Reale di Volta Mantovana, che hanno ristrutturato la cantina. «Ora impazza il Lugana - osserva Massimo Boselli - ma tra qualche anno toccherà ai Colli Mantovani».
Cesare Gozzi, azienda a Olfino, è convinto che il territorio morenico possa essere valorizzato. «I vini mantovani faranno pubblicità anche nelle future rotonde - spiega - e, comunque, basta produrre qualità e il mercato recepisce». E così, in un Vinitaly meno frequentato del soliti, dopo le restrizioni all’ingresso, vede gli operatori mantovani molto occupati a parlare con potenziali clienti. È il caso anche di Tenuta Maddalena di Volta Mantovana, un’azienda giovane che si sta facendo molto apprezzare anche nei vari concorsi. E abituato a fare bene nei concorsi è anche Gianfranco Bertagna di Cavriana, il cui Montevolpe Rosso ha appena vinto una medaglia d’oro a Lione. D’altra parte, spiega Corrado Cattani, sempre da Cavriana, «bisogna alzare l’asticella: ormai il consumatore è evoluto, se non fai vini buoni, non li vendi; e per vendere di più, devi migliorare di continuo la qualità». Se tutti fanno vino buono, a questo punto il problema è venderlo.
E Domenico Gandini, presidente della Cantina sociale Colli Morenici, cerca di interpretare un futuro incerto: «I consumi in Italia diminuiscono, ma c’è sempre più richiesta per nuovi impianti. Noi abbiamo cercato di puntare sulla rete vendita, rivedendo però l’orizzonte temporale: gli obiettivi triennali ora sono divenuti quinquennali. Ma - conclude - la gente apprezza il territorio: c’è un crescente interesse di grandi aziende e imbottigliatori per il nostro vino».
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