Il Consiglio di Stato: «La ditta Tipaldi è fuori dalla white list»
Ribaltata la sentenza del Tar sull'impresa dell'ex assessore comunale dell'amministrazione Penazzi: diversi indizi sono a giustificare la valutazione negativa della prefettura. La ditta di costruzioni di nuovo estromessa dalla lista delle imprese pulite
di Rossella CanadèVIADANA. «Dal provvedimento impugnato emergono più indizi (oltre quello centrale della “telefonata” del 2006, valorizzato dalla sentenza di primo grado) che, collegati tra loro, giustificano la valutazione negativa del Prefetto di Mantova». Poche righe per rispedire al mittente la sentenza del Tar. La Tipaldi costruzioni è fuori dalla white list: è scritto, nero su bianco, sull’ordinanza emessa dal Consiglio di Stato a cui la prefettura di Mantova e il ministero dell’Interno avevano fatto ricorso contro la riammissione dell’impresa edile dell’ex assessore della giunta Penazzi nell’elenco delle ditte pulite in grado di operare sugli interventi di ricostruzione post terremoto.
Un braccio di ferro, quello tra Carmine Tipaldi e lo Stato, che va avanti da due anni: dopo la pubblicazione sulla Gazzetta, della relazione del Girer in cui viene riportato lo stralcio dell'intercettazione telefonica in cui il giovane boss della ’ndrangheta cutrese Nicola Lentini, riferisce di essere a cena a Viadana con diversi amici, tra cui un certo Carmine Pizzimenti, che la Dia identifica in Tipaldi, la procura aveva preso in carico la vicenda. Indagini, interrogatori, convocazione alla Commissione nazionale antimafia e immediata reazione della prefettura che aveva tirato una riga sul nome della Tipaldi.
Scrollandosi di dosso il peso del “Viadana è nostro” pronunciato da una delle più brillanti promesse della cosca, che peraltro non ha mai negato di averlo conosciuto, Tipaldi aveva fatto ricorso al Tar che, dopo un primo no, lo scorso dicembre aveva invece accolto le motivazioni dell’imprenditore, sostenendo che il timore «di possibili infiltrazioni di stampo mafioso, poteva essere giustificato nel 2006, al tempo della telefonata intercettata, ma non anche nel 2014, quando è stato emesso il provvedimento della Prefettura». Una vittoria durata solo quattro mesi, perché il 29 aprile il Consiglio di Stato ha sospeso l’esecutività della sentenza del tribunale amministrativo. La trattazione del merito è stata fissata per il 29 settembre.
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