Calza, piani per il distretto: Cisl bacchetta le imprese
A due mesi dall’annuncio, non decolla la nuova cooperativa per il rilancio. Feudatari e Masotto: "Ora è il momento delle assunzioni di responsabilità"
di Monica VivianiMANTOVA. «Il tempo delle chiacchiere è finito, ora è il momento delle assunzioni di responsabilità». Il tempo di passare dalle parole a quei fatti promessi che in parte ancora mancano all’appello.
A distanza di circa due mesi dalla notizia che stava finalmente per nascere la cooperativa destinata a rilanciare il distretto della calza dell’alto mantovano, la latitanza degli imprenditori, tassello fondamentale per il decollo del piano, preoccupa i sindacati, in particolare Femca Cisl da sempre in prima linea in questo innovativo progetto di reindustrializzazione varato dal tavolo promosso poco meno di due anni fa dal sindaco di Castel Goffredo Posenato.
Tavolo a cui le associazioni datoriali di settore Adici e Csc hanno peraltro sempre partecipato. «Il 10 giugno avremo una riunione in Regione - spiegano Adolfo Feudatari e Sabrina Masotto di Femca Cisl - e dovremo presentarci con tutti i numeri che ci hanno chiesto, compresi quelli degli ordini da parte delle aziende». E invece mancano proprio quelli.
«Abbiamo trovato un’azienda disponibile a fornire spazi e macchinari e ci sono già lavoratori pronti a entrare a far parte della cooperativa», raccontano ancora i due sindacalisti che non vogliono al momento fare il nome della ditta dell’alto mantovano che sta attraversando un periodo di difficoltà. «Come primo passaggio abbiamo coinvolto i suoi lavoratori radunandoli in assemblea e una decina si sono candidati a fare il salto - aggiungono - E perché sia un passaggio graduale inizialmente verranno assunti come soci lavoratori da cooperative già esistenti poi si passerà alla nuova coop».
Riassumendo: una società in crisi di Castel Goffredo metterà a disposizione il proprio stabilimento; alcuni dei suoi dipendenti in cassa integrazione verranno assumenti da una cooperativa già esistente per accelerare i tempi e le procedure perché con questa nuova veste possano tornare al lavoro. In più: le cooperative possono godere di buoni finanziamenti da parte della Regione. Insomma gli ingredienti ci suono tutti «tranne gli imprendiori con gli ordini per questa nuova attività» aggiungono i due sindacalisti e non nascondono la loro preoccupazione. Insomma a un passo dal traguardo rischia di saltare un progetto all’avanguardia guardato con interesse in Regione e dallo stesso ministero del Lavoro: la prima cooperativa pilota specializzata in cucitura e confezionamento calze che offra possibilità occupazionali ai lavoratori del settore, in prevalenza donne, rimasti a piedi a causa della crisi e si ponga in concorrenza con quei laboratori ai limiti della legalità che pullulano sul territorio.
«La Regione ci sta mettendo fretta e le associazioni datoriali - ricordano Feudatari e Masotto - avevano garantito il loro interesse per assicurare ordini per un test della durata di un anno. Ormai non è più il tempo delle tavole rotonde, ormai non ci sono più alibi: se si vuole debellare l’illegalità la strada è questa insieme alla lotta messa in campo dalle istituzioni preposte. Altrimenti significa rassegnarsi all’esistente».
Certo i prezzi di lavorazione di una cooperativa sarebbero più alti di quelli dei laboratori clandestini che pullulano sul territorio «ma dall’altro lato ci sarebbe la garanzia di flessibilità nelle forniture, qualità dei prodotti e legalità». Quello che ci si aspetta ora è una dichiarazione di intenti da parte delle imprese. Dead line: fine giugno.
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