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Fame di export delle piccole e medie imprese: «Multinazionali tascabili»

All’assemblea di Apindustria il presidente Ferrari rilancia sui mercati esteri: «Torniamo allo spirito dei Gonzaga, bisogna sentirsi al centro del mondo»

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MANTOVA. «La vera sfida non è all'interno, ma verso l'esterno dell'impresa. La sfida oggi è nei confronti della concorrenza e del mercato globale». Con queste parole il presidente di Apindustria Francesco Ferrari, fresco di ingresso nella giunta nazionale di Confimi Industria, ha aperto la ventisettesima assemblea annuale dei soci di Apindustria Mantova, andata in scena mercoledì 29 nell'aula magna dell'università. Il titolo, “L'impresa: cultura del fare”, è fortemente evocativo per una città che quest'anno è stata insignita del titolo di capitale italiana della cultura, e per l'occasione è stato varato il progetto “Mantova 1516-2016”, un vero e proprio parallelismo tra la Mantova dei Gonzaga e quella attuale.

Se cinquecento anni fa Mantova era al centro del mondo, è verso il mondo che ora le piccole e medie imprese locali devono aprirsi: «Mantova – ha aggiunto Ferrari – vanta una notevole apertura verso i mercati internazionali, e lo conferma il dato 2015 sulle esportazioni, con un +7% in più rispetto all'anno precedente, un dato più alto rispetto a quello medio lombardo e italiano. Le nostre imprese insomma hanno un vero e proprio talento per l'export».

Ma trattandosi di imprese di piccole-medie dimensioni Ferrari ha parlato di «multinazionali tascabili, che nascono dalla fame di crescita, che deve essere insita in ogni imprenditore. Le opportunità da cogliere sui mercati esteri sono ancora numerose, ma una vera ripresa non è nemmeno ipotizzabile senza un rilancio dell'intero mercato nazionale».

Cosa serve allora per affacciarsi definitivamente sui mercati esteri? «Dobbiamo superare l'individualismo, che insieme è forza e limite delle nostre imprese, e metterci in rete, per uno scambio di esperienze diretto». Per questo al termine dell'incontro è stata distribuita a tutti una guida all'export, un piccolo vademecum utile per imparare qualche segreto per muoversi nella giungla dei mercati stranieri.

In questo senso fondamentale il ruolo di scuola e università: «Spesso – ha detto Ferrari – non riescono a sintonizzarsi sulle reali esigenze del mondo del lavoro. Devono fornire alle imprese figure tradizionali, come ingegneri, periti meccanico o esperti di software, ma anche figure nuove, come meccatronici o progettisti 3D».

Apindustria Mantova si conferma realtà in continuo movimento e a testimoniarlo sono i numeri, con oltre cinquecento aziende associate e gli oltre tredicimila addetti. Una crescita lenta ma costante, distribuita su tutto il territorio provinciale e non solo sul capoluogo, nonostante una certa difficoltà nel raccontarsi: «Noi non abbiamo paura del fare – ha detto il presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli – ma venendo qui ho visto uno striscione che recitava la frase 'Sveglia, senza lavoro non c'è futuro'. Ci tengo a dire che noi siamo pronti, ma se il mondo della politica non si muove non partiremo mai. Salvano le banche ma non pensano alle imprese».

«Milano è più vicina di quanto possa sembrare – ha detto nel suo intervento l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Fava – vicina a un territorio come quello mantovano, piccolo a livello demografico ma dalle grandi capacità produttive. Siamo un caso da studio, quando altrove andava di moda la finanza qui il sistema ha retto grazie all'agroalimentare, nonostante il credito e le istituzioni del territorio non fossero di grande aiuto».

Nicola Artoni

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