Il super-trapiantato abbraccia e ringrazia i suoi salvatori di First Aid One
È sopravvissuto al trapianto di due reni e a sette mesi dall’intervento è tornato ad abbracciare i suoi eroi personali
MANTOVA. È sopravvissuto al trapianto di due reni, quando già scongiurare il rigetto di uno solo è un’impresa, e a sette mesi dall’intervento è tornato ad abbracciare i suoi eroi personali, che per salvargli la vita avevano dato un calcio alle regole, alla burocrazia millimetrica fuori sincrono rispetto al buon senso e ai tempi dell’emergenza.
In direzione ostinata e contraria: dall’ospedale di Mantova al Centro trapianti renali di Brescia. Così Stefano Vuletich, 58 anni, che lunedì 18 luglio è andato a bussare alla porta degli operatori di First Aid One Italia, l’azienda privata che offre servizio di ambulanze agli ospedali. È avvenuto tutto lo scorso 8 dicembre, giornata festiva, cerchiata in rosso sul calendario: in barba alla chiusura della centrale operativa, mettendo tra parentesi il protocollo e sfidando un nebbione d’altri tempi, il dirigente Christopher Volpes si è assunto la responsabilità del trasporto di Vuletich, che era in seduta di dialisi al Poma. Concordata la procedura con il direttore sanitario dell’Ospedale di Pieve di Coriano, Roberto Schiavello, Volpes ha caricato l’uomo sul C87, mezzo per il servizio di termoculla dalla terapia intensiva neonatale di Mantova, un centro mobile di rianimazione che arriva anche agli ospedali periferici della Lombardia (in foto).
A scortare l’ambulanza, fiore all’occhiello di First Aid One, la Polstrada di Ostiglia. Sette mesi dopo, nel setaccio dei ricordi di Vuletich restano la gioia del risveglio dopo l’intervento, il 9 dicembre, e la riconoscenza infinita per i suoi salvatori. Racconta Stefano della normalità riconquistata, dopo 6 anni di dialisi. «L’abbiamo fatto con il cuore» commentava a caldo e ripete oggi Volpes, confessando che all’inizio, con la sua sortita energica, il Vuletich non l’aveva nemmeno riconosciuto. Missione compiuta.
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