Il cancro che uccide la Sanità
Paolo Boldrini
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Tiziano Terzani ha scritto un libro sull’incontro con il tumore, ma la maggioranza dei malati sceglie il silenzio. Un patto di riservatezza frutto di sofferenza, di diagnosi che ti cambiano la vita, di cure che ti debilitano, ti fanno vergognare per la perdita dei capelli. Un patto che va in frantumi quando il delicato equilibrio si rompe.
È accaduto ai pazienti del reparto di Oncologia dell’ospedale di Mantova, dopo l’allontanamento di due dottoresse capaci e dal volto umano, che si sono rivolti alla Gazzetta. Denunciano una situazione che li penalizza, chiedono aiuto. Un appello che non è caduto nel vuoto.
Il reparto è sott’inchiesta: ci sono lati oscuri da chiarire sull’uso di farmaci voluti dal primario Cantore, mentre chi l’ha preceduto ne prescriveva altri, efficaci e costosi. Un caso delicato, che ha costretto pazienti e familiari a rispondere alle domande dei carabinieri sul trattamento dei medici. Sullo sfondo una politica regionale attenta a tagliare i costi, in cui il malato non è al centro.
Una linea inaugurata dall’ex presidente Formigoni, tesa a svuotare la sanità pubblica a favore dei privati, con le conseguenze che ognuno di noi conosce quando prenota una Tac o una risonanza al Carlo Poma: mesi di attesa a fronte dei pochi giorni nelle cliniche. Una politica che ha trovato sul suo cammino tangenti e corruzione - anche sulle dentiere - tanto che gli ultimi due responsabili della sanità, Mantovani e Rizzi, hanno varcato la soglia del carcere. Malgrado le diffide degli avvocati e il muro alzato dalla Procura, la Gazzetta ha raccontato i fatti e pubblicato decine di testimonianze. Rispettando quell’accordo con i lettori che ha radici profonde in una storia lunga 350 anni, basato sulla fiducia reciproca. Che non sarà mai tradita.
Proveranno a buttarla in politica, sostenendo che si tratta di un complotto marxista-leninista contro la giunta regionale di centro destra di Maroni e il ras della sanità mantovana Stucchi.
Scemenze. La Gazzetta ha dato voce ai pazienti, senza negare spazio al manovratore (vedi il comunicato stampa alla camomilla dell’assessore Gallera). Perché chi vive con il fantasma della morte, ha il diritto di essere ascoltato.
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