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Vent’anni di cambiamento con numeri in forte crescita

L’evoluzione del Festivaletteratura, ormai sinonimo di Mantova

di Luca Ghirardini
2 minuti di lettura

MANTOVA. Venti volte Festivaletteratura. Non sembra, eppure sono passati diciannove anni da quando per la prima volta ai primi di settembre Mantova si è riempita di appassionati lettori che, a loro volta, accorrevano per vivere cinque giornate a stretto contatto con scrittori provenienti da tutto il mondo. Un contatto talmente stretto, che poteva capitare di incontrare in piazza, normale passante, un personaggio blindatissimo come Salman Rushdie.

In questo periodo il festival è cambiato, così come è cambiato il mondo. Ma l’impostazione di fondo non è mutata più di tanto, con l’aggiunta, anno dopo anno, di nuove iniziative, di temi innovativi, di eventi che andavano anche oltre la letteratura, pur rimanendo ad essa collegati, invadendo i campi della musica, del teatro, della gastronomia.

Per qualche giorno all’anno, il nome di Mantova ha cominciato a comparire nelle pagine di tutta la stampa nazionale, avviando un meccanismo che, a lungo andare, ha portato alla scelta della città come Capitale Italiana della Cultura 2016. Guarda caso, in coincidenza col ventennale di Festivaletteratura. Già nel 2002 un Vittorio Sgarbi, approdato a Mantova nei giorni del Festival. dichiarava: «È qui la capitale della cultura, come il Festival dei Due Mondi».

Gradualmente, edizione dopo edizione, i mantovani si sono resi conto di quello che significava per la città un evento come Festivaletteratura. Certo, c’è chi si è lamentato per l’annuale sconvolgimento che per alcuni giorni rende difficili i parcheggi e gli spostamenti e magari non ti fa trovare posto al ristorante, ma non manca mai chi si lancia in battaglie di retroguardia.

La percezione di un avvenimento che col passare degli anni diveniva sempre più importante è trasmessa nitidamente proprio dalle pagine della Gazzetta di Mantova, con gli spazi dedicati al Festivaletteratura. Se, inizialmente, la manifestazione arrivava sì in prima pagina, ma non sempre nelle posizioni più nobili, dopo qualche edizione è divenuta la notizia più importante per cinque o sei giorni.

In occasione del ventennale, abbiamo voluto selezionare e offrire ai lettori, per ogni anno, la prima pagina più significativa dei giorni del Festival: sono le pagine che vanno a chiudere questo inserto. E si vede bene come, dal 1997, sia cambiata la stessa Gazzetta, inizialmente in bianco e nero e con grafica differente.

Il primo anno, la notizia principe è stata fornita proprio dall’arrivo di Rushdie, sul cui capo pendeva la fatwa dell’ayatollah Khomeini, praticamente una condanna a morte eseguibile in qualsiasi luogo; comprensibile l’apprensione della Questura di fronte a uno scrittore che voleva, invece, essere libero di passeggiare in città. Un arrivo, quello di Rushdie, inizialmente non previsto. Ma negli anni, gli organizzatori del Festivaletteratura non hanno mancato di riservare fuori programma. Come nel 2008, quando arrivò a Mantova un altro personaggio blindatissimo, Roberto Saviano, che dal palco del Sociale lanciò la sua sfida ai boss della camorra.

Ancora sfogliando le pagine della Gazzetta, nel 1998, proprio nel giorno in cui Daniel Pennac - che peraltro tornerà quest’anno - faceva il pienone, arrivava l’offerta del Monte dei Paschi per acquistare la Bam.

Il Festiveletteratura è stato anche occasione per porre all’attenzione dell’intera nazione temi cruciali per Mantova e provincia: accadde quando al brindisi inaugurale si presentarono i dipendenti della Wella di Castiglione, ma anche, nel 2012, quando il premio Nobel per la letteratura Seamus Heaney firmò l’appello lanciato dalla Gazzetta di Mantova per sollecitare un rapido intervento sulla Camera degli Sposi, danneggiata dal terremoto di pochi mesi prima.

Negli anni, si diceva, il Festival è cambiato, ma è anche cresciuto: nel 1997 gli scrittori e gli ospiti erano stati 200, gli eventi 106, i volontari 150, i soci dell’associazione Filofestival - che da sempre fiancheggia l’evento - 400, i partecipanti 15mila, mille dei quali bambini e ragazzi. Lo scorso anno gli scrittori e gli ospiti sono stati 400 (il massimo, 480, è stato toccato nel 2006), gli eventi 395, i volontari 800 (in entrambi i casi un massimo storico), i soci Filofestival 3.200 (il massimo è stato di 4mila tra il 2001 e il 2006), i partecipanti 67mila, ai quali vanno aggiunti i 58mila stimati per gli eventi gratuiti. Anche questi ultimi due dati, sono un record.

Parallelamente, fatto 100 il costo complessivo della manifestazione, nel 1997 la maggior parte delle spese fu coperta da contributi pubblici (62,1%), con il 27,7% da sponsor privati e il 10,2% da biglietti. Ora è tutto cambiati: dagli enti pubblici (dati 2015) arriva solo l’11%, con il 72% dagli sponsor e il 17% dai biglietti. Se un’iniziativa funziona, riesce ad andare avanti con le proprie gambe.

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