Masini torna a casa e a Castiglione è festa
Tutta la famiglia unita per brindare all’impresa a cinque cerchi: «Esperienza unica, ho visto disabili fare cose incredibili»
CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. L’attesa di una famiglia numerosa che non vede l’ora di riabbracciare, orgogliosa, il suo eroe. E, con grande semplicità, di festeggiare un’impresa che ripaga anni di sacrifici, tenacia e voglia di ricominciare in nome della passione per lo sport. Giancarlo Masini, castiglionese vincitore del bronzo alle Paralimpiadi di Rio nella cronometro di ciclismo C1, è atterrato martedì 20 settembre a Roma. In aereoporto c’era il bentornato del Comitato Paralimpico ma l’abbraccio di mamma, papà, sorella, figli e nipoti è un’altra cosa: il vero ritorno a casa dopo un mese speso dall’altra parte del mondo a vivere l’esperienza più bella che un atleta possa vivere.
Appena Masini entra nel cortile del suo laboratorio di biciclette “The Biker’s Dream”, da due piccole casse parte l’inno d’Italia ed è il tempo dei saluti, bagnati da lacrime di gioia. Ed è emozione vera anche quando Giancarlo mostra la tanto agognata medaglia, il frutto di tanti mesi di lavoro passati in sella, a spingere con fatica sui pedali e a limare i centesimi nella speranza di ritrovarsi, come già avvenuto per due volte ai Mondiali, là in alto, tra i primi tre.
«Comincio a realizzare solo ora quello che ho fatto - dice Masini -, mi sono preparato tanto e sapevo di poter puntare al podio nella cronometro. Ma le Paralimpiadi sono tutta un’altra cosa: ci siamo allenati per settimane in altura, prima a Livigno e poi in Abruzzo, per simulare le stesse condizioni che avremmo ritrovato in Brasile. Alla fine è andato tutto bene e, oltre alla medaglia, mi sono portato a casa un’esperienza grandiosa. Nel villaggio si viveva un’atmosfera stupenda: si mescolavano le emozioni di chi aveva gareggiato il giorno stesso, magari vincendo, e chi invece viveva l’attesa pronto a cimentarsi il giorno dopo. E ho visto atleti con tanti tipi di disabilità riuscire a fare cose incredibili in tantissime discipline».
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Il selfie che Masini si è fatto con Alex Zanardi, uomo simbolo della spedizione italiana a Rio, è più di un semplice ricordo. Anche perché le storie di Zanardi e Masini hanno punti di contatto. Entrambi, prima di diventare atleti paralimpici, si cimentavano coi motori: le monoposto per Zanardi, le moto da cross per Giancarlo. «Alex è una persona umile ed un grande compagno di avventura. È vero, condividiamo la passione per i motori, infatti puntualmente ci fermavamo a chiacchierare fino a tarda sera», scherza Masini. Che proprio in sella ad una moto da cross ha iniziato la sua lunga carriera da sportivo, come ricorda il padre Osvaldo, il più emozionato di tutti. «Gli ho trasmesso io la passione per il motocross, anche io ero pilota - ricorda - ha corso per 22 anni arrivando fino al Mondiale. Aveva un talento puro, certo non avrei immaginato che ad un certo punto, in una gara d’esibizione, potesse farsi così male. Ma ha saputo ripartire tagliando tanti traguardi, è da mercoledì scorso che non riesco a smettere di piangere. È stata una gioia immensa».
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Il laboratorio di Masini è già un piccolo museo. Tra bici da strada e mountain bike spiccano cimeli di ogni tipo: ritagli di giornale, classifiche, foto all’arrivo di una gara di triathlon, attestati del Coni per le medaglie ai Mondiali. «È una forza della natura, non so cosa i nonni gli abbiano dato da mangiare quando era piccolo - scherza il figlio Davide - da qualche tempo esco in bici con lui ed è veramente impossibile reggere il suo passo». «Abbiamo vissuto tutto con trepidazione, da casa - aggiungono la sorella Germana e la mamma Rosanna - vedere Giancarlo e tutti quegli atleti vincere le loro disabilità in nome dello sport è un esempio che deve infondere coraggio a tutti».
Il 2016 di Masini si chiuderà con altri due impegni istituzionali: l’incontro col presidente Sergio Mattarella al Quirinale il 28 settembre ed una celebrazione del Comitato a metà ottobre. Ora però il meritato riposo con amici e familiari che non vedevano l’ora, come scritto su uno striscione, di dirgli “Bentornato Gianci”.
Davide Casarotto
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