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In nove mesi abusi su 127 donne

Il rapporto sulle richieste di assistenza a Telefono Rosa e Centro aiuto alla vita

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MANTOVA. Sono 127 le donne che nei primi nove mesi del 2016 (dal primo gennaio al 30 settembre) si sono rivolte al Centro di aiuto alla vita e al Telefono Rosa. Sono invece 106 quelle prese in carico, che hanno usufruito dei servizi delle due realtà assistenziali. Questi i dati emersi alla presentazione del progetto “Modello Mantova 2, evoluzione ed estensione territoriale della rete per la prevenzione e contrasto alla violenza di genere”, ieri mattina alla biblioteca Teresiana. Il motivo? Una delle emergenze più diffuse degli ultimi tempi, la violenza sulle donne, l'orribile convinzione che certi uomini hanno di poter ridurre la propria compagna a vittima di soprusi e violenze.

I numeri, pur essendo ancora presto per un'analisi comparata con lo scorso anno (cosa che si farà a fine 2016), sono in crescita. «Da vent'anni siamo sul territorio contro la violenza sulle donne – spiega Patrizia Aldrovandi, presidente di Telefono Rosa Mantova – e purtroppo in provincia assistiamo a un innalzamento del numero delle segnalazioni. La quasi totalità dei casi riguarda episodi di violenza domestica da parte del partner, e la maggior parte delle segnalazioni arriva da donne italiane, segno che il problema è ancora radicato nella nostra comunità».

Entrando nel particolare dei numeri si ha una fotografia ancora più dettagliata del problema. Nei primi nove mesi del 2016 sono arrivate 127 segnalazioni (92 al Telefono Rosa, 35 al Centro di aiuto alla vita) ma queste donne non sono state prese in carico dalle strutture e si sono limitate a contatti telefonici o a visite agli sportelli di ascolto. Delle 106 prese in carico invece, 67 sono finite sotto l'ala protettrice del Telefono Rosa, con ventuno casi di supporto psicologico, ventotto di supporto legale e quasi venti denunce complessive.

Le restanti 39 sono state prese in carico dal Centro di aiuto alla vita, con ventinove donne ospitate e protette, delle quali undici in stato di emergenza, con venti minori a carico per un totale di quasi tremila giorni di permanenza. Venti le donne che hanno chiesto un supporto psicologico, con una media di tre incontri a testa, mentre in dieci hanno usufruito anche del supporto legale, con una quindicina di denunce in totale. « I centri di aiuto ora sono più conosciuti dalle donne – prosegue Aldrovandi – e più si aumenta la conoscenza, più crescono le segnalazioni. Prima molti casi restavano sommersi perché le vittime non sapevano dove rivolgersi. Per quanto riguarda Telefono Rosa, nel Mantovano abbiamo cinque sportelli, quattro aperti su appuntamento e uno, a Viadana, che fa orari fissi e dove effettuiamo la formazione delle nostre operatrici». Molte volte è la paura a bloccare le vittime: «Rivolgersi a un centro è sempre difficile, perché i mplica la presa di coscienza di avere un problema in casa. Rivolgersi a noi piuttosto che alle forze dell'ordine è più facile, dato che offriamo servizio specializzato con volontarie. Le vittime vengono con più tranquillità, anche se è difficilissimo uscire dal fenomeno, soprattutto perché riguarda persone con le quali hanno un legame strettissimo. Noi poi procediamo per vie legali soltanto con il volere della vittima, anche nei casi più gravi».(Nicola Artoni)

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