Primo raccolto per la coop ex-Ies
Verdure “zero scarti” coltivate a Torricella e polo logistico a Verona per i soci lavoratori di Capoterra
di Monica VivianiMANTOVA. Stivaloni di gomma ai piedi, tra le mani una grande cesta con i frutti del loro primo raccolto e negli occhi quel misto di orgoglio e speranza di cinque over-40enni professionalmente cresciuti sotto la torcia della raffineria che ora stanno provando a rimettersi in gioco.
E ce la stanno mettendo davvero tutta. E’ tra un terreno di 5 ettari preso in affitto nella campagna di Torricella di Motteggiana e altri appezzamenti (per un totale di 35 ettari) in compartecipazione a Bigarello, Roncoferraro e Governolo, che uno dei quattro progetti post-Ies sta muovendo i suoi primi passi. Stiamo parlando della cooperativa Capoterra messa in piedi da un gruppo di ex dipendenti di strada Cipata insieme all’azienda marchigiana Valli di Marca specializzata nella produzione e commercializzazione di verdure fresche, raccolte e selezionate a mano direttamente in campo. Oggi i soci sono: Paolo Spadafora (già rsu Ies, responsabile personale e amministrazione della cooperativa); il sindaco di Pegognaga Dimitri Melli (responsabile commerciale); Paolo Murari, Franco Zanotti e Giorgio Gasparini (responsabili settore tecnico) più Maurizio Visciglio (tra i titolari della società marchigiana di distribuzione prodotti agricoli Agrinovana ,titolare dell'azienda di Fermo Valli di Marche e ora anche amministratore di Capoterra). Soci divenuti da pochi giorni anche “lavoratori” a tutti gli effetti, vale a dire stipendiati (chi con contratto di assunzione chi con partita Iva) dalla loro stessa coop.
Loro che in quell’altra vita si occupavano di impianti “neri” piuttosto che “bianchi” a secondo che si trattasse di lavorazione di bitume o gasolio, oggi sanno tutto su semina, coltivazione e raccolto di piante appartenenti alla famiglia botanica delle brassicacee come cavolo nero, cavolo riccio, cavolo rosso e cime di rapa. Ci sono volute ore e ore di formazione e un paio di trasferte in terra marchigiana, ma adesso sono pronti: «Al momento stiamo testando i tempi: qui a Motteggiana abbiamo seminato ai primi di agosto come in Abruzzo, in altri campi abbiamo seminato ad ottobre come in Puglia. Vogliamo capire come risponde il nostro prodotto al clima mantovano in modo da essere pronti per il 2017».
Un prodotto nuovo per queste terre umide, che necessita di seminatrici ad hoc «perché il seme deve essere posizionato a poca profondità», di un’irrigazione fatta più di acqua nebulizzata che a getto, di un raccolto esclusivamente a mano secondo la filosofia Zeroscarti. «Raccogliamo solo le punte tenere in modo che quello che imbustiamo sia tutto consumabile e che la pianta possa rigermogliare e dare più raccolti, fino a 5 a stagione». Raccolti destinati alla grande distribuzione del centro-nord, già cliente di Agrinovana che da fine anno si appoggerà alla piattaforma logistica di distribuzione che Capoterra sta allestendo a Verona. E se per il progetto serre a corte Bassani in strada Cipata aspettano che maturino i tempi tecnici di una trattativa al momento secretata, intanto loro 6 guardano lontano, a un futuro 100% bio e di farine alternative.
E il lattughino? Prestoria.
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