Per il fisico Coppi l’onore dell'Accademia dei Lincei
Assegnato allo scienziato mantovano il premio Feltrinelli: Da Gonzaga ai vertici degli studi sulla fusione nucleare
di Barbara RodellaMANTOVA. Il fisico mantovano Bruno Coppi riceverà il prossimo 11 novembre il prestigioso premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei a Roma. Fondata nel 1603, è la più antica accademia scientifica al mondo e annovera tra i suoi primi soci Galileo Galilei. Lo scopo del fondo Feltrinelli è quello di conferire premi a coloro che si sono resi illustri nelle scienze e nelle arti e quest’anno la commissione ha deciso di rendere omaggio alla carriera del professore e ricercatore, uno dei più grandi esperti al mondo di fusione nucleare.
Classe 1935, Coppi è originario di Gonzaga. La sua passione per la fisica ha iniziato a germogliare sin da piccolo. Diplomato nel ’54 al liceo scientifico Belfiore si è subito distinto per le sue capacità proseguendo gli studi al collegio Ghislieri di Pavia dove ha frequentato il biennio del corso di fisica, matematica ed ingegneria. Al triennio si è spostato al Politecnico di Milano, dove ha frequentato il primo corso di ingegneria nucleare nel Paese.
Un corso a numero chiuso, 8-9 ragazzi hanno potuto accedervi, che ha visto Coppi, nel ’59, terminare per primo il corso completo. Per questo traguardo, oltre ad una laurea con lode, l’università gli ha conferito la medaglia d’oro. Nel ’61 è iniziata la sua carriera oltreoceano come ricercatore in fisica teorica del plasma, fusione e fisica dello spazio. Prima all’università di Princeton nel New Jersey e poi, nel ’63, a Stanford in California. In seguito, nel ’64, insieme a dei colleghi si è recato all’università di San Diego dove ha ricoperto il ruolo di assistant professor per poi tornare qualche anno dopo a Princeton come assistant professor e come ricercatore all’institute for advanced study.
Nel ’68 “ultimo spostamento”, come lui stesso precisa, con la cattedra di fisica al Mit a Cambridge, a due passi da Boston, dove ancora, seppur in pensione, lavora. Una vita trascorsa a studiare le applicazioni della fusione nucleare e nuovi tipi di reattori sfruttando la reazione usata nella bomba all’idrogeno. Ma anche impegnato nella fisica dello spazio per sviluppare la “fisica del plasma” e simulare e riprodurre quei plasmi che si vedono e vengono chiamati stelle a raggi X perché visibili solo con i raggi X e non con i telescopi ottici.
Grazie a questi studi nel ’69 ha ideato la macchina denominata Alcator (alto campo torus) per la fusione nucleare, una speranza di sorgenti di energia per il futuro. «Creare qualcosa che sostenga la temperatura di 1 milione di gradi: è questa la difficoltà della fusione - spiega Coppi - Bisogna riuscire a fare esplodere una bomba all’idrogeno in maniera controllata. Riuscire a ripetere la reazione che avviene ad esempio nel sole e con cui il sole produce energia». Dal primo Alcator ne sono susseguiti altri due sempre al Mit e due, chiamati Frascati Torus, all’istituto di Frascati. Dalla linea Alcator, oggi si sta procedendo alla progettazione della nuova linea Ignitor con una collaborazione Italia-Russia-Usa. Gli ingredienti per una carriera tanto brillante? «Passione, coraggio e un pizzico di fortuna» dice Coppi.
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