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L’Unesco dice sì al Politecnico: cattedra confermata

Già partita la ricerca di 600mila euro di finanziamenti. L’appello del prorettore Federico Bucci agli industriali mantovani: «Sosteneteci perché valiamo»

di Igor Cipollina
2 minuti di lettura

MANTOVA. L’Unesco ha detto sì, concedendo per altri cinque anni accademici il suo bollino scientifico alla cattedra del Politecnico. Non era una conferma scontata, meccanica. Non è una scrivania polverosa, di rappresentanza. «È la pietra angolare del polo di Mantova – ripete il prorettore Federico Bucci – il progetto che lo specializza rendendolo irripetibile». L’uovo di Colombo che ha aperto la provincia al mondo e compresso il mondo nel perimetro della provincia: l’internazionalizzazione è nella vivace geografia che la provenienza dei 100 studenti ammessi ogni anno combina e disegna.

Per studiare sul campo – e in inglese - l’equilibrio tra conservazione e progettazione arrivano da Stati Uniti, Iran, Vietnam, Indonesia. Vengono qui perché soltanto a Mantova, con la sua storia densa di pietre e di palazzi, è possibile misurarsi con una materia che mescola il respiro dell’antichità alla necessità della modernità. Cattedra robusta, quella Unesco, dal titolo “Architectural preservation and planning in world heritage cities”, che per i primi cinque anni ha potuto poggiare su un finanziamento di 800mila euro.

Ma prima di analizzare il capitolo fondi, Bucci desidera raccontare ancora del “bollino scientifico”: sotto l’ombrello della cattedra Unesco ci stanno il corso di laurea in lingua inglese Architectural design and history, avviato lo scorso anno accademico, le mostre, le conferenze e la didattica innovativa di MantovArchitettura (marchio registrato dal Politecnico), che per un mese intero porta in città ingegneri e architetti internazionali, «scelti per la loro capacità di intervenire in contesti storici».

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Del portoghese Eduardo Souto de Moura, premio Pritzker nel 2011, dice Bucci che è il suo Cristiano Ronaldo, l’architetto attorno al quale è stata costruita la specializzazioni del Polo di Mantova, la figura che meglio interpreta e declina il dialogo tra antico e nuovo. Il discorso scivola così senza strappi lungo il piano inclinato dal progetto scientifico ai fondi: «Per i primi cinque anni il Politecnico ci ha messo 200mila euro, la Fum gli altri 600, attraverso la Fondazione Cariplo – ricorda Bucci – soldi che non sono stati spesi in cose che non si vedono, ma in risorse umane, per pagare i visiting professor, le borse di studio, gli assegni di ricerca. L’obiettivo è disporre della stessa somma anche per i prossimi cinque anni. La Fum si è già impegnata a trovare dei finanziamenti, e io stesso mi sento di fare un appello a tutte le forze dell’imprenditoria mantovana, alle quali chiedo di credere nel Politecnico e di investire nel Polo di Mantova». Non un investimento a scatola chiusa: «La conferma della cattedra Unesco è l’ennesima dimostrazione che il Politecnico fa cose importanti per Mantova, e premia anche il nostro valore di squadra».

Confermato nel ruolo di chair holder della cattedra Unesco – che tradotto significa coordinatore – Bucci non fa mistero di voler restare a Mantova anche in veste di prorettore (il mandato scadrà con la fine del 2016): questa seconda conferma spetta al rettore del Politecnico Ferruccio Resta, fresco di elezione. «Spero che valuti i miei meriti» si augura Bucci. Della serie, gli esami non finiscono mai.

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