Via al processo bis: ora Apam rischia un maxi-risarcimento
Gli autisti in subappalto chiedono quattro milioni di danni. Intanto l’Ugl teme per i trenta lavoratori degli scuolabus
di Igor CipollinaMANTOVA. Si addensano nuove nuvole all’orizzonte di Apam (e dei suoi soci pubblici), già capovolto dalla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l’esclusione dell’azienda dalla gara per il trasporto scolastico del Comune di Roverbella. Vecchia di dieci anni, la macchia dei subappalti finti, minaccia così di pregiudicare il futuro di Apam. E anche le nuvole nuove soffiano da quella direzione: ottenuto dalla Corte di Cassazione il diritto a un contratto vero, all’assunzione diretta da parte dell’azienda, alcuni di quei “autisti dimezzati” chiedono adesso un maxi-risarcimento che li ripaghi dei «danni patrimoniali, biologici, morali ed esistenziali». Tradotto in euro, fanno quattro milioni. Uno a testa. Il processo si aprirà oggi 24 novembre a Brescia, dove saranno chiamati a difendersi anche i soci di Apam. Comune di Mantova compreso.
Intanto, a preoccupare nell’immediato lavoratori e sindacati è proprio la scadenza dei contratti per il trasporto scolastico: la paura è che, sull’onda di Roverbella e del pronunciamento del Consiglio di Stato, anche gli altri Comuni escludano Apam dalle prossime gare. Cliccando alla voce scuolabus, dal menù servizio, sul sito aziendale si apre l’elenco dei Comuni serviti: Borgovirgilio, Castel Goffredo, Curtatone, Gazoldo degli Ippoliti, Gonzaga, Monzambano, Piubega, Porto Mantovano, Roncoferraro, San Benedetto Po, San Giorgio, Suzzara, Viadana. Più cinque Comuni al di là del confine: Carpenedolo, Castenedolo, Remedello e Valeggio sul Mincio.
Quanti sono i contratti in scadenza? E quanti gli autisti coinvolti? «Non siamo riusciti a capirlo con precisione – ammette Salvatore Riccio, segretario provinciale del sindacato di categoria Ugl Fna – la dirigenza Apam non ci ha mai risposto ufficialmente su questo tema né su altri, e questo la dice lunga sulla correttezza delle relazioni industriali. Ad ogni modo, dovrebbero essere quasi tutti contratti annuali, quindi in scadenza a giugno 2017. Parliamo quindi di una trentina di lavoratori su 380 dipendenti».
Ma l’ansia è anche, e soprattutto, di prospettiva: i timori si proiettano al 2020 quando scadranno i contratti per il trasporto pubblico urbano di Mantova e interurbano del territorio provinciale, e l’Agenzia di Mantova e Cremona dovrà bandire una gara europea. «Vero è che la sentenza del Consiglio di Stato si riferisce a una questione vecchia di dieci anni – ragiona ancora Riccio – ma ci preoccupa sapere se, in base al codice dei contratti pubblici e al decreto Madia, la violazione di cui Apam si è macchiata possa pregiudicare la partecipazione alle gare future. Come abbiamo convenuto con i soci pubblici, si tratta di capire se esiste un margine, un cavillo giuridico per appellarsi a una sorta di prescrizione e non buttare al vento un’azienda che vanta quasi 70 anni di storia. L’imperativo è salvaguardare i posti di lavoro». Tanto basta per pretendere le dimissioni del cda attuale, come ha fatto la Fit Cisl? «Ripeto, quello che ci preoccupa è la tutela dei lavoratori, chiedere le dimissioni del cda non spetta a noi sindacati ma agli azionisti. Si vede che il core business della Cisl è diventato fare politica».
A proposito della sentenza del Consiglio di Stato, rileva Riccio che tra le righe c’è una bacchettata severa ad Apam: i giudici ricordano infatti che la decisione della Cassazione rispetto agli autisti in subappalto era stata pubblicata il 17 maggio 2016, due giorni prima che l’azienda si candidasse al bando di Roverbella «omettendo di farne menzione». «Cattiva fede o distrazione?» si domanda Riccio.
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