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Profughi siriani ospitati dalla Caritas: la famiglia è in fuga dalla guerra

Mamma, papà e i due bambini sono ospitati in un locale della diocesi vicino al duomo: il progetto, dal respiro nazionale, punta a sostituire i "viaggi della morte" attraverso i Balcani

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MANTOVA. Sarà un Natale all’insegna dell’accoglienza quello di quest’anno per la diocesi di Mantova, che ha da pochi giorni aperto le sue porte a una famiglia di profughi siriani, in fuga dal terribile conflitto che sta devastando il Medio Oriente. «Sono qui da pochi giorni – spiega Giordano Cavallari, direttore della Caritas di Mantova – abbiamo presentato ufficialmente l’istanza per far ottenere loro lo status di rifugiati politici, ci auguriamo possa arrivare al più presto. Il loro arrivo fa parte di un progetto che coinvolge le Caritas locali e la comunità di Sant’Egidio, che opera su tutto il territorio italiano. Dai campi profughi del Medio Oriente alcune famiglie riescono a raggiungere il nostro paese tramite l’azione congiunta con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Il progetto vorrebbe sostituire i viaggi della morte, via mare o via terra attraverso i Balcani, che tantissimi individui in fuga intraprendono, ma ha numeri ancora troppo bassi».

La famiglia, che è ospitata nel centro città, in un locale di proprietà della diocesi vicino al Duomo, è composta dal padre di 28 anni, dalla madre di 23 e da due bimbi, uno di due anni e uno di appena dieci mesi. Di fede cattolica, sono partiti da un campo profughi del Libano pochi giorni fa. Atterrati a Roma, sono stati poi subito indirizzati verso la nostra città: «Quando sono partiti dal Libano – prosegue Cavallari – non conoscevano nulla dell’Italia e non sapevano nemmeno dove sarebbero stati mandati. La Caritas di Mantova era tra quelle disponibili ad ospitare famiglie siriane, una di queste dunque è stata destinata a noi».

L’accoglienza da parte della comunità mantovana è stata subito calorosa: il neo vescovo Marco Busca ha voluto incontrarli, e ogni giorni alcuni volontari si recano da loro per l’assistenza. Non parlano inglese, per cui l’unico punto comune al momento è la religione cattolica. Quella appena arrivata è la seconda famiglia siriana presente nel mantovano: «L’altra risiede da giugno a Felonica, i membri hanno appena ricevuto lo status di rifugiati e un visto di cinque anni. Ci auguriamo possa succedere lo stesso anche con gli ultimi arrivi».

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