Occhi puntati sulla corruzione, l’allarme del procuratore
L’inchiesta Pesci ritenuta fondamentale per le infiltrazioni ormai conclamate della ’ndrangheta. Il presidente della Corte d’Appello punta il dito sull’ex Opg di Castiglione: «Liste d’attesa inaccettabili»
di Rossella Canadè
BRESCIA. La corruzione. È qui, tra le maglie di complicità, soldi facili che girano, promesse illegali da onorare, mazzette, che bisogna guardare. Vietato abbassare la guardia, perché la criminalità, ’ndrangheta in testa, lavora a pieno ritmo. Il monito arriva da Pier Luigi Maria Dell’Osso al termine di una cerimonia in cui gli allarmi dell’anno scorso su una giustizia difficile da gestire hanno lasciato il posto a un cauto ottimismo.
AUMENTO DI ORGANICO. «Abbiamo una giustizia che va male in alcune parti di Italia perché ci sono molte Italie, ma la parte di Italia dove stiamo noi è uno degli esempi positivi» dice il presidente della Corte d'Appello di Brescia Claudio Castelli all’apertura dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Ritiene giusto sottolineare una notizia positiva, «che aspettavamo da tempo: nel 2016 si è finalmente concretizzato l'aumento di organico della magistratura del distretto aumentati complessivamente di 23 unità».
ALLARME CORRUZIONE. Ma dopo gli applausi e strette di mano, dai magistrati, (da via Poma nessuna presenza) dagli avvocati, e dai rappresentanti del mondo politico, tra cui i mantovani Matteo Colaninno e Luigi Gaetti, vicepresidente della commissione nazionale antimafia, il procuratore generale presso la Corte d’Appello, ermellino addosso, si sfila dal tavolo dei relatori e invita a non cantare vittoria: «il personale, e non parlo solo di magistrati, che si occupa di corruzione è ancora troppo poco. Eppure è un reato che registra un aumento allarmante. Puntate gli occhi in questa direzione».
EMERGENZA ’NDRANGHETA. Il riferimento al processo Pesci, che, come viene ricordato anche nella relazione sull’amministrazione della giustizia, complica a Mantova anche l’organizzazione e la composizione delle corti collegiali (una delle quali è in trasferta due volte la settimana a palazzo Zanardelli) è d’obbligo. «È un’inchiesta fondamentale. Non dimentichiamo che vede tra gli imputati Nicolino Grande Aracri, che significa che siamo ai massimi livelli della criminalità» afferma Dell’Osso. Il boss e i suoi amici: in prima fila Antonio Rocca, il muratore cutrese trapiantato a Borgo Virgilio, che, a processo ancora in corso, si guadagna la qualifica di “responsabile-coordinatore delle cospicue attività ’ndranghetiste nel territorio mantovano”. La Procura di Mantova, aggiunge il procuratore, ha registrato nel tempo «una molteplicità di atti intimidatori, realizzati mediante l’incendio doloso di autobotti per calcestruzzi, di attrezzatura per attività di movimento terra e di veicoli utilizzati per l’edilizia». Attività tutte confluite nell’inchiesta Pesci della Dda bresciana. Torna, infine, il richiamo alla situazione del Viadanese, con le infiltrazioni criminali di ’ndrangheta arrivate fino all’amministrazione comunale. L’inquinamento dell’intera area ad opera della criminalità organizzata è confermato dal commissariamento del Comune confinante di Brescello per mafia, precisa.
OCCHIO AGLI APPALTI. La relazione di Dell’Osso punta il dito verso gli appalti, con il meccanismo dei subaffidamenti “a catena”. «Quando si tratta di rilevanti lavori stradali, non di rado l’attività si articola in stretta connessione con imponenti traffici di rifiuti prodotti da imprese metallurgiche. La pericolosità di questi rifiuti, se non trattati, è ben nota».
CONTRAFFAZIONE DI PRODOTTI INDUSTRIALI. Un settore nuovo, in espansione e di grande interesse per le “nuove mafie” è quello delle contraffazioni. Un fenomeno che oltre ad inquinare il tessuto economico, rappresenta una vera e propria minaccia per la salute dei consumatori. Per questo alla Dda di Brescia è stato costituito un gruppo di lavoro specialistico con il compito di coordinare le indagini.
L’EX OPG. La struttura di Castiglone delle Stiviere guadagna copiose riflessioni da parte della magistratura. Se da una parte se ne sottolinea l’eccellenza, non solo a livello nazionale, dall’altra si punta il dito sul sovraffollamento, che ha indotto la direzione a istituire una lista d’attesa, «totalmente illegittima e non più tollerabile» afferma senza mezzi termini Castelli. «Risulta del tutto intollerabile e in gran parte inspiegabile come i lavori per l’adeguamento della Rems ad una legge del 2012 siano previsti solo dal 1 ottobre 2018,con un completamento ottimisticamente entro il 2020». La denominazione Sistema modulare di Rems provvisorie, -per una capienza massima di 160 internati) «è uno status non previsto dalla legge».
I TEMPI DELLA GIUSTIZIA. Sui tempi della giustizia il presidente della Corte d'Appello di Brescia Castelli ha sostenuto che: «i dati sono positivi con una riduzione delle pendenze ed un miglioramento dei tempi. Abbiamo però dati inquietanti perché ogni prescrizione dichiarata è una sconfitta per la giustizia. Una modifica normativa è indispensabile per far sì che la prescrizione non diventi obiettivo del processo».
POTERE NEUTRO. È Antonio Leone, consigliere del Csm, a ribadire la necessità che la magistratura «nel suo insieme e singolarmente serbi la propria terzietà costituzionale, quale potere neutro, impermeabile ad ogni impropria vicinanza a centri di interesse politico, economico o, peggio, a poteri occulti». È l'unico dei tre poteri dello Stato «che il cittadino può direttamente attivare e dal quale può legittimamente attendersi una risposta alla propria istanza di giustizia».
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