Ponti, non muri: fermiamo le guerre
Impegno comune per non dimenticare: i momenti in Sinagoga, Binario 1, Bibiena e piazza Sordello
di Maria Antonietta Filippini
MANTOVA. Dalla Giornata della Memoria uno stimolo a guardare avanti: quel “mai più” coma va letto oggi? Al Teatro Bibiena, nella cerimonia congiunta Comune-Provincia, ha provato a rispondere lo storico Marcello Flores d’Arcais. Dopo lo sterminio pianificato del popolo ebraico (più oppositori politici, zingari, gay, disabili), ci sono state e ci sono nuove atrocità: genocidi e crimini di guerra contro le popolazioni, in Siria, in Iraq, in Africa. «Bisogna tornare a ragionare di responsabilità collettiva - ha detto Flores – per i popoli non difesi dai loro governi, e magari a un esercito o una polizia europea, perché gli interventi che si sono succeduti per fermare le guerre si sono tramutati in massacri di civili».
Tornare a salvare chi non conosciamo, come fecero in tanti negli anni dell’Olocausto, rischiando la propria vita per nascondere altri uomini. Ci fu tanto male, ha ricordato il sindaco Mattia Palazzi, ma anche tanto bene. «Costruiamo ponti e non muri» ha continuato, insistendo sui «valori del nostro territorio, solidarietà, tolleranza, apertura, che dobbiamo tenerci stretti e ai quali educare la nostra collettività». Palazzi ha ringraziato «le scuole, il Conservatorio, le associazioni, l’Accademia Virgiliana, l’Istituto di storia contemporanea, la comunità ebraica che hanno fatto riflettere con la musica, le testimonianze, la conoscenza della storia, anche di quanto avvenuto a Mantova».
Prima del sindaco, avevano parlato il presidente del consiglio comunale Massimo Allegretti e il presidente della Provincia Beniamino Morselli. Al mattino c’era stata la cerimonia in Sinagoga, con la lettura di un messaggio del presidente della Comunità ebraica Emanuele Colorni, canti e la lettura dei nomi di tutti gli ebrei mantovani mai più tornati dai campi di concentramento, tra loro intere famiglie e bambini. In piazza Sordello, i bambini e ragazzi del comprensivo Luisa Levi, come tradizione, hanno tenuto un bellissimo spettacolo tra memoria, presente e futuro, costruendo un muro di cartone e poi abbattendolo, visualizzando la scritta “I muri possono diventare finestre”.
Nel pomeriggio, al binario 1 della stazione, da dove partì il treno per Auschwitz, è stato ricordato il Porraimos di Rom e Sinti. Ci sono stati canti sinti e Alizea Del Bar ha letto la testimonianza di Adelaide De Glaudi, che viveva a Mantova e fu internata nel campo fascista per zingari a Novi Ligure. Era presente il pastore evangelico sinto Diego Grisetti di Reggio Emilia. La prefetta Carla Cincarilli ha invitato all’accoglienza dei profughi, a riscoprire il valore della convivenza, che si costruisce per il bene di tutti.
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