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Negli Usa per fermare i traffici nucleari

È del ricercatore mantovano il rilevatore di radiazioni che frena i contrabbandieri: «Porti e aeroporti più sicuri»

di Francesco Romani
2 minuti di lettura
Andrea Favalli, 43 anni, ricercatore a Los Alamos (Usa) 

MANTOVA. È partito da una piccola frazione, Castelnuovo di Asola, per arrivare nel cuore del Laboratorio di Los Alamos, negli Stati Uniti, uno dei più grandi e avanzati istituti di ricerca multidisciplinari al mondo. E mettendo a frutto la sua già grande esperienza come ricercatore, a 43 anni, Andrea Favalli ora guida un team che ha ideato e realizzato uno strumento che attraverso raggi laser e neutroni riesce a rilevare materiali radioattivi e chimici. Una macchina decisiva per la lotta al contrabbando nucleare e la verifica dei trattati internazionali aumentando la sicurezza in porti ed aeroporti.

Andrea ha iniziato gli studi al liceo di Asola, dove la sua passione per la fisica cresce giorno per giorno. «A casa smontavo e rimontavo quello che potevo, anche il mio vecchio computer, un Commodore plus 4 che ho riprogrammato – dice – perché mi è sempre piaciuto capire come funzionano le cose». Castelnuovo non offre molte possibilità, così Andrea ne approfitta per andare in libreria e all’edicola una volta la settimana a Mantova, dove si reca per prendere lezioni di pianoforte. Quelle letture lo confermano nella scelta e si iscrive alla facoltà di Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano dove si laurea con il massimo dei voti e la lode nel 2000.

Il rilevatore laser-neutroni individua materiale nucleare di contrabbando 

La grande città e le opportunità offerte dalla tesi sono la sua seconda svolta. Studia gli effetti delle collisioni atomiche e per questo si reca ogni mese nei laboratori di fisica nucleare di Legnaro, nel Padovano: «La bellezza di poter ideare e compiere esperimenti mi ha rafforzato nella mia idea. Sapevo cosa volevo fare nella mia vita» dice. Dopo la pausa del servizio militare in aeronautica, torna a Milano per il dottorato di ricerca: gli effetti delle radiazioni sui dispositivi elettronici nello spazio. Nel frattempo vince un concorso europeo al Centro di ricerca per la protezione e la sicurezza dei cittadini. «Ho iniziato a lavorare nel 2005 a questo centro a Ispra, sul lago Maggiore – racconta Andrea – dove ho avuto l’opportunità di lavorare su un progetto completo. Spesso gli scienziati si occupano di una singola parte di un esperimento, io ho potuto seguire passo passo tutta l’evoluzione, sia dal punto di vista teorico, che sperimentale». Il compito è studiare un prototipo innovativo: qualcosa che sia in grado di rivelare contrabbandi nucleari, di sostanze chimiche pericolose, esplosivi o droghe. E alla fine Favalli ci riesce utilizzando come rilevatore, delle particelle atomiche: i neutroni. «La sfida era creare una sorta di metal detector che non fosse distruttivo, che potesse far scoprire materiale pericoloso. Che potesse essere facilmente utilizzato. E i risultati che abbiamo ottenuto sono riconosciuti nel mondo come fondamentali nel campo».

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Premiato con la medaglia del Comune]]

Nel 2008, mentre sta lavorando al progetto, ad Ispra arriva una delegazione dei laboratori di Los Alamos. Vedono questo ingegnere italiano e capiscono le potenzialità del progetto. Per questo lo invitano negli Stati Uniti chiedendogli poi di restare negli States come ricercatore. «Certo – dice Favalli – spostarsi quasi all’altro capo del mondo dove servono 18 ore di aereo per tornare a casa è una scelta impegnativa, ma capivo che era una importante opportunità per me». Così nel 2009 fa armi e bagagli e si trasferisce nei nuovi laboratori dove fra le altre cose prosegue la sua ricerca intrapresa in Europa e la perfeziona con l’utilizzo di laser, in modo da ottenere raggi più brevi e potenti riducendo il volume del macchinario necessario. «La differenza con l’Europa? In America bisogna guadagnarsi ogni cosa – dice il ricercatore –. C’è molta meritocrazia. Chi è bravo, anche se non ha i mezzi, può farcela. Non è un mito, ma la realtà quotidiana».

Oggi Favalli segue stabilmente molti progetti contemporaneamente. Ha anche vinto un concorso europeo, ma senza posto disponibile. «Tornare in Italia? – conclude il ricercatore –. La situazione da noi è chiusa, mentre qui si guarda sempre al risultato. Gli americani sono pragmatici e questo offre molte opportunità per chi ha idee. Where discoveries are made! Dove sono state fatte le scoperte è il motto di Los Alamos. È questa la sfida e il prestigio di lavorare qui».

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