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La sarta di Castel Goffredo veste anche Re Gnocco

Giuditta Pigatto crea costumi storici e da 22 anni cura la maestà castellana: «Disegno il modello su un lenzuolo bianco e scelgo io chi indosserà i miei abiti»

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A sinistra Giuditta Pigatto, sarta, con una delle sue creazioni 

Carnevale: Giuditta, la sarta del Re Gnocco: "Ecco come ho iniziato"

CASTEL GOFFREDO. Il Re Gnocco è l'immagine di Castel Goffredo, ma anche di un intero territorio, quello dell'Alto Mantovano, che ha in quella festa la sintesi di tutte le celebrazioni delle feste di carnevale. Da sempre la festa attira persone da tutti i comuni limitrofi. Sono molte le persone che ruotano attorno a questo evento, e fra queste c'è anche Giuditta Pigatto, maestra di sartoria castellana che da 22 anni si occupa del costume di Re Gnocco. La Pigatto ha raccolto l'eredità di Adriano Ceroni, il sarto che ha realizzato uno dei tre vestiti del Re. «Anche io ne ho realizzato uno dei tre, quello più recente. Degli altri due, uno dei quali realizzato da Rita Costapereira, sarta specializzata per i costumi di scena anche per la Campogalliani, mi occupo della manutenzione, perché sono costumi molto preziosi e delicati». La Pigatto, infatti, è maestra di abiti da scena di ambientazione storica. La sua personale collezione vanta 25 abiti, pezzi unici, di ambientazione gonzaghesca.

A sinistra Giuditta Pigatto, sarta, con una delle sue creazioni 

«Sono molto gelosa delle mie creazioni - racconta - al punto che scelgo io chi indossa le mie creazioni. Chi veste un mio abito indossa la felicità. Quando vedo vestire le mie creazioni nasce la meraviglia negli occhi delle persone che le indossano». Con Giuditta lavorano anche Barbara Zagni e Dario Rodella.

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«Sono la mia famiglia, senza di loro non lavoro perché ognuno ha il suo ruolo in una procedura che nasce da un’ispirazione che mi porta a lavorare qui sul tavolo della mia cucina, dove disegno l'abito; poi uso un lenzuolo bianco come cartamodello. Taglio e cucio l'abito fatto con il lenzuolo; lo faccio indossare a chi lo vestirà e devo dire che ormai l'esperienza mi porta a non sbagliare le misure. A quel punto taglio la stoffa del vestito vero e proprio e, terminato il taglio, non mi limito a buttare il lenzuolo, ma lo distruggo e lo faccio a pezzetti, Sono gelosa delle mie creazioni, non me ne vergogno, e una volta realizzato l'abito, che è così un pezzo unico, non voglio che restino tracce». Non solo dei modelli è gelosa la Pigatto, ma anche dei suoi fornitori. «Anche la scelta delle stoffe è un lavoro delicato e certosino, ed è un altro dei miei segreti» afferma sorridendo. Le creazioni della maestra di sartoria castellana sono state le protagoniste nel 2014 di una mostra a palazzo Acerbi. «Gli abiti si spostano da casa mia solo in mia presenza», conclude la Pigatto, che vuole ricordare e ringraziare Giuseppe Ganzi e Carla Bertoni per la loro amicizia, collaborazione e fiducia.

Luca Cremonesi

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