«Mamma, chiamami e se non rispondo è successo qualcosa»
La richiesta di Francesca due ore prima dell’aggressione. La madre: «Temeva per la bimba ma si è fidata ancora»

MANTOVA «Mamma, guarda che oggi viene a prendersi le ultime cose e a vedere la bambina. Tu chiamami, se non rispondo vuol dire che è successo qualcosa». È la madre l’ultima persona che ha visto Francesca prima del suo aggressore. Ed è stata lei, Emanuela Benedetti, a correre in viale dei Caduti, assieme a una delle sue tre figlie, perché la maggiore non rispondeva al telefono. «Non doveva aprirgli... se avessimo capito prima» si tortura la donna. Francesca in effetti sapeva che la visita del suo ex era pericolosa e temeva che accadesse qualcosa. Si può parlare di tragedia annunciata? «Aveva paura per la bambina, più che per sè – dice ancora la mamma – mia figlia è sempre stata una persona fiduciosa, è questo il suo errore. Voleva, come dire, salvarlo. E lui se n’è approfittato, ha succhiato da lei tutto quello che poteva e basta».
Ieri mattina la signora Benedetti, dopo una notte trascorsa in bianco, era nella sua casa di Sant’Antonio assieme alla nipotina, la figlia di Francesca e del suo aggressore. Con lei e la piccola il padre di Francesca, Giorgio Cadioli, medico di base con ambulatori a Bancole e Soave, anche lui stanco e affranto.
«Konstantin se n’era andato di casa da tre mesi – è ancora la mamma che parla – ma mia figlia non era tranquilla, per questo ha fatto domanda di affidamento della bambina. Lui voleva tornare anche se poi ha capito che mia figlia non l’avrebbe più preso in casa. Martedì le ha telefonato dicendo che la mattina del giorno dopo sarebbe andato a vedere la bimba e a prendersi le ultime cose. Poi però non s’è fatto vedere». Inaffidabile, come al solito. Nei due anni di convivenza con Francesca, lui più volte se n’era andato di casa per giorni interi, senza nemmeno avvertire e senza rispondere al telefono.
Mercoledì la mamma è andata a trovare Francesca attorno alle 17.30. È stato in quella circostanza che ha saputo della visita del “genero” slittata dal mattino al tardo pomeriggio. In quella circostanza Francesca le ha lanciato quella sorta di appello «telefonami e guarda che se non ti rispondo vuol dire che è successo qualcosa».
«Quando l’ho chiamata in effetti non rispondeva – racconta la mamma – allora sono corsa con mia figlia a vedere. Arrivata davanti alla porta sentivo la bambina piangere. Ho cercato di aprire la porta ma c’era qualcuno dentro che la teneva serrata. Era lui. Io chiamavo Francesca, che non mi rispondeva. Lì che ho capito che era successo qualcosa di grave».
Quando, poco dopo, vigili del fuoco e polizia di stato hanno varcato l’ingresso della casa Francesca era stesa a terra, nell’ingresso, in mezzo al sangue e con il manico in legno di un coltellaccio da cucina che le usciva dalla fronte. «Cos’ha fatto alla mia bambina?...». Le urla della madre e della sorella minore di Francesca sono risuonate tutt’attorno. Konstantin – quello che voleva distruggere l’ex compagna che diceva di amare ancora, e cancellare la madre della propria figlia – era lì a un passo, a sferrarsi coltellate al petto. (an.mo.)
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