MANTOVA. La Procura della Repubblica di Reggio Emilia ha avviato un’indagine sullo stoccaggio di formaggio in un deposito reggiano. Nell’ambito dell’inchiesta è stato raggiunto da avviso di garanzia per abuso d’ufficio anche il direttore del Consorzio Grana Padana, il mantovano Stefano Berni. L’indagine riguarderebbe, ma il condizionale è d’obbligo visto il riserbo delle persone coinvolte, la disciplina relativa alla marchiatura delle forme. Un problema interpretativo che potrebbe essere risolto attraverso la presentazione della relativa documentazione.
Il tutto sarebbe nato una ventina di giorni fa e nei giorni scorsi sono stati messi al corrente della indagine i 27 membri del direttivo, fra i quali sette mantovani.
Tutto sarebbe nato da un caseificio della provincia di Pavia le cui forme marchiate con il logo del Consorzio di tutela Grana Padano sono state poste a stagionare in un magazzino in provincia di Reggio nell’Emilia.
La prassi della marchiatura di queste forme imperfette non sarebbe presente nel disciplinare che stabilisce in forma generale il comportamento per la tutela, ma adottata in base al regolamento attuativo.
Per questo la Procura reggiana ha chiesto di vedere le carte iscrivendo personale del Consorzio di tutela nel registro degli indagati. Un atto dovuto che è stato spiegato al direttivo dei soci dello stesso direttore Berni, ieri non rintracciabile.
La vicenda potrebbe chiarirsi già nelle prossime settimane quando i legali che so occupano della tutela giuridica del Consorzio spiegheranno la natura della marchiatura, giustificata dal regolamento interno e da precedenti sentenze.
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