Acquista la casa in un’asta pubblica. Ma è inagibile
Famiglia pakistana deve sgomberare entro 30 giorni. La villetta costruita sul sito contaminato da cromo e nichel
di Daniela Marchi
"Ho acquistato la casa in un'asta pubblica. E ora scopro che è inagibile"
ASOLA. Una storia infinita, che porta solo guai. L’ultima vicenda legata alla casa dei veleni di Asola, però, ha anche il sapore della beffa. Una famiglia pakistana pochi mesi fa (settembre 2016) ha acquistato all’asta indetta dal Tribunale di Mantova uno dei cinque appartamenti di via Pirandello 17, ricavati nel vecchio capannone di un’azienda di cromatura metalli. A quanto pare, però, nessuno ha detto chiaro e tondo ai nuovi proprietari che quella villetta a schiera, così come le altre, è stata dichiarata inagibile già dal 2007, per l’alta presenza di sostanze inquinanti nel terreno su cui sono state costruite, tra cui cromo, nichel e idrocarburi che avevano provocato ai primi proprietari seri problemi di salute.
E ora - a quattro mesi dall’ingresso in casa - questa famiglia si vede recapitare un’ordinanza del Comune che le impone l’immediato sgombero. Come sia potuto avvenire tutto questo è ancora un mistero. Un mistero che né Amir Nisar - 27 anni, operaio in un vivaio della zona e neo residente insieme a moglie, madre, fratello e sorella dell’appartamento di via Pirandello 17 - né il suo avvocato, Enrico Sabella di Brescia, e nemmeno il sindaco Raffaele Favalli sanno spiegarsi. Com’è possibile che questo appartamento sia finito all’asta, dopo una precisa, inappellabile dichiarazione di inagibilità richiesta dall’Asl e messa nero su bianco dal Comune ben dieci anni fa? A quanto pare, nulla lo vieta.
Nell’atto del tribunale ordinario di Mantova che accompagna la vendita all’asta, a dire il vero, è indicato che l’immobile «è locato in un sito contaminato e non è agibile per nessun tipo di persone o cose e per bonificarlo potrebbe essere necessaria la sua demolizione». La legge inoltre dice che è il compratore che deve verificare lo stato del bene che acquista.
Ciò nonostante, sembra piuttosto bizzarro che questa villetta a schiera sia finita in un’asta pubblica. E la famiglia pakistana, sicuramente per la scarsa dimestichezza con l’italiano e il linguaggio della burocrazia e attirata dal prezzo allettante, l’ha acquistata senza capire che si trova su un sito contaminato. «Abbiamo speso 22mila euro per questa casa - ci racconta Amir - e poi altri cinquemila per lavori interni. E ora ci arriva l’ordinanza del Comune che ci impone di lasciarla entro trenta giorni. Adesso dove andremo? E poi, chi mi ridarà i soldi che ho speso? Io non l’avrei mai acquistata se avessi saputo che non era abitabile».
Il costo certo era allettante e la casa si presenta in ordine, moderna, ben arredata. Un sogno per una famiglia arrivata in Italia da qualche anno che, con sacrifici e rinunce è riuscita a racimolare un piccolo capitale per acquistare una villetta. Una famiglia tra l’altro che si sta riprendendo da un grave lutto, la morte in un incidente stradale del padre, del capofamiglia, nel 2009.
È arrabbiato e deciso ad intraprendere un’azione legale l’avvocato cui la famiglia Nisar si è affidata, Enrico Sabella di Brescia: «È una vicenda paradossale, assurda - commenta - Non sono ancora riuscito a capire come sia accaduta. È il Comune che non ha avvisato il tribunale dell’inagibilità? È la banca Unicredit che ne era divenuta proprietaria dopo il pignoramento ai precedenti proprietari, una famiglia indiana, a non rendere noto il pericolo legato a questa abitazione? Io non voglio pensare al dolo, forse si è trattato di una serie di equivoci e malintesi. Sta di fatto che ora una famiglia ha perso i suoi risparmi, sta pagando un mutuo, e non ha più la casa. Appena ne troviamo un’altra, intraprenderemo un’azione legale per il risarcimento». Basito lo stesso sindaco Raffaele Favalli: «Conosco la vicenda, stiamo cercando di risolverla con la famiglia. Purtroppo abbiamo dovuto applicare l’ordinanza di sgombero, quelle case sono dichiarate inagibili dal 2007. Vedremo di andare a fondo alla questione».
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