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Manca la luce, chiatta intrappolata nella conca

Prigionieri per una notte nella conca di San Leone con un carico di 900 tonnellate di acetone

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La chiatta Eco Ravenna rimasta intrappolata nella conca di San Leone 

MANTOVA. Prigioniero per una notte nella conca di San Leone con un carico di 900 tonnellate di acetone. È successo all’equipaggio, 4 persone, della chiatta Eco Ravenna e dello spingitore Mantova, costretto a ritardare di un giorno la consegna della merce a Marghera a causa delle carenze strutturali e organizzative dell’impianto.

«Questa è l’ennesima prova che, al di là dei proclami, non si lavora per favorire il trasporto merci via acqua; col nostro carico abbiamo tolto l’equivalente di 35 Tir dalla strada» dice amaro Riccardo Bernini della San Marco Shipping, società del gruppo Fagioli che si occupa di trasporti fluvio-marittimi. Succede tutto mercoledì quando, alle 20, la chiatta si presenta in conca per entrare nel canale Fissero-Tartaro dopo essere partita dalla banchina della Versalis di Mantova e aver navigato sul Mincio.

«Avevo avvertito fin dal mattino l’Aipo che saremmo arrivati col buio - dice Bernini - e, sapendo che per i lavori in corso alla conca non c’è l’illuminazione, avevo chiesto di provvedere. Dall’Aipo, però, non ho ricevuto risposta». La chiatta con lo spingitore entra nella conca, ma per uscire occorre che l’addetto raggiunga la sala comandi, al piano superiore, attraverso una scala di 4-5 metri, e azioni la chiusa.

«Non essendoci la luce a terra l’uomo si è rifiutato di salire per motivi di sicurezza. Avevo una pila, ma non si è fidato. Morale, siamo rimasti intrappolati nella conca fino a questa mattina alle 7.30 (ieri, ndr.). Ora stiamo navigando, ma arriveremo a destinazione solo domani (oggi, ndr), con 24 ore di ritardo. Questo ci costerà 30mila euro: la nave che ci stava aspettando a Marghera per caricare l’acetone e portarlo a destinazione via mare, ci farà pagare il giorno di sosta in più in banchina». (Sa.Mor.)

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