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Per Lvt ricapitalizzazione e nuovo socio

L’ad del calzificio di Castel Goffredo annuncia anche l’accordo con un colosso di Hong Kong per la distribuzione in Cina

di Monica Viviani
2 minuti di lettura
L'ad di Lvt Giuliano Franceschini durante l'intervista 

L'ad Franceschini: "Ecco le principali novità"

CASTEL GOFFREDO. Ricapitalizzazione da parte del socio di maggioranza, accordo commerciale con un gruppo di Hong Kong per la distribuzione in Cina e una holding italiana già pronta a rilevare fino al 49% della società: sono attese entro l’estate le tre novità con cui si punta a risollevare il calzificio Lvt di Castel Goffredo. Ad annunciarle è l’amministratore delegato Giuliano Franceschini che parla di «passaggi importanti» che comunque non metteranno in discussione «il fatto che vogliamo rimanere a Castel Goffredo e continuare a produrre made in Italy: questa azienda ha un marchio prestigioso che c’è da 58 anni e nonostante tutto quello che è accaduto siamo ancora qui».

L'ad di Lvt Giuliano Franceschini durante l'intervista 

Il rafforzamento societario passerà attraverso una ricapitalizzazione operata dal socio di maggioranza, l’israeliano George Steinberg che detiene il 97,73% del capitale Lvt. Al momento la cifra è top secret «ma parliamo di una ricapitalizzazione importante» assicura Franceschini confermando che sarà a sei zeri. «Questo aumento di liquidità - aggiunge - è importante per l’azienda ma è anche un segnale forte per i fornitori, per il sistema bancario e per eventuali possibili futuri soci».
Possiede poi tra i suoi marchi l'etichetta di intimo Schiesser e ha da qualche anno acquisito la celebre azienda di scarpe per bambini Gusella, il gruppo asiatico con sede a Hong Kong, Dragon Crowd Enterprise con cui Lvt sta chiudendo un accordo commerciale «per la vendita dei nostri prodotti nei loro 1200 negozi Schiesser in Cina a un prezzo il 300% più alto rispetto a quello che teniamo in Italia, il mercato cinese cerca il made in Italy e per noi sarà un nuovo sbocco».


E’ invece milanese la holding, controllata da un fondo italiano, che aggrega realtà italiane rappresentanti l’eccellenza del made in Italy e che si appresta a diventare nuovo socio dell’ex Levante. «Hanno già fatto 12 operazioni industriali in Italia e manca il ramo tessile, quindi non si tratterebbe di un’operazione finanziaria ma industriale. Sta per essere quotata in Borsa, la dead line è per fine anno, e aspettiamo questo passaggio per definire l’accordo che li vedrà entrare come soci fino al 49% mettendo a disposizione garanzie bancarie e fideiussioni».

Il tutto dovrebbe chiudersi entro l’estate, settembre al massimo assicura ancora Franceschini.
Insomma «dopo 4 anni impossibili, vogliamo tornare ad essere un’azienda normale sperando in un aumento del fatturato che attualmente è di circa 20 milioni mentre era di 28 quattro anni fa». Tornare a respirare anche grazie ai contratti di solidarietà scattati a inizio anno «che stanno manifestando i primi risultati in termini di risparmi aziendali e consentono il miglioramento della posizione nei confronti dei dipendenti». Tornare a «essere normali» partendo da uno zoccolo duro che non cede nonostante «una serie di fattori di instabilità in Italia e all’estero che rendono particolarmente difficile il mantenimento delle posizioni di mercato e ancora di più il loro sviluppo». Quello zoccolo fatto «di qualità di prodotto e del servizio» e ben 2.356 mercerie, su 9.500 presenti in Italia, «che sono una delle spine dorsali del commercio italiano e restano nostri clienti storici».

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