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I ristoratori: «Noi non c’entriamo nulla»

Gestori di locali e attività commerciali citati negli atti dell’inchiesta: «Niente a che fare con Belfanti»

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MANTOVA. Nell’edizione di ieri la Gazzetta di Mantova ha pubblicato ampi stralci delle carte dell’accusa nell’inchiesta che ha portato in carcere Piervittorio Belfanti. Da una parte il filone del traffico di auto con relativi reati fiscali, dall’altro quello dei numerosi locali che, secondo i magistrati, sono a vario titolo riconducibili allo stesso Belfanti configurando intestazioni fittizie di posizioni societarie e, conseguentemente, il reato di trasferimento fraudolento di valori.

Ieri in redazione sono arrivate numerose richieste di precisazione e dichiarazioni di estraneità ai fatti da parte dei gestori o titolari di svariati locali del centro citati negli articoli o nelle tabelle pubblicate dal nostro giornale.

Nessuna difficoltà da parte nostra nel dare voce a chi si sia sentito tirato in ballo ingiustamente. Ma resta un punto fermo: le informazioni contenute negli articoli e nelle tabelle (compresa quella sui locali considerati dagli inquirenti sotto il controllo di Belfanti) non sono frutto di una ricostruzione del nostro giornale, ma sono contenute negli atti dell’inchiesta così come le abbiamo riportate, peraltro senza scrivere che si tratti di imprenditori indagati. Anche la tabella che riassumeva il quadro dei locali era la fedele riproduzione dello schema contenuto a pagina 33 dell’ordinanza firmata dal giudice Gilberto Casari.

Dunque la Gazzetta ha semplicemente dato conto di un impianto accusatorio che, benché tutto da dimostrare in sede processuale, esiste nero su bianco nell’ordinanza di convalida dei dodici provvedimenti di custodia cautelare. Un impianto accusatorio che, lo ricordiamo, non si basa (almeno non in tutti i casi) sul presupposto che i gestori di ristoranti e attività commerciali siano dei prestanome: più spesso, ad esserlo sono i proprietari degli immobili.

««La Cialten snc che gestisce il Caffè Italiano - dichiara l’avvocato Paolo Colombo - non ha e non ha mai avuto alcun rapporto economico con Piervittorio o Pierfrancesco Belfanti». «Il SaiseiLab – scrive Luca Rossi – non ha nulla a che vedere con le gestioni societarie del signor Piervittorio Belfanti. SaiseiLab è il conduttore di un’attività di fitness che si sviluppa in locali della Zuma sas di Irene Bonini alla quale viene mensilmente corrisposta la pigione».

«Il sottoscritto – dichiara invece Orazio Scicolone del ristorante Tiratappi di piazza Alberti – è titolare del ristorante e non semplice conduttore e non esiste un rapporto di affitto di azienda tra il sottoscritto e la società Tiratappi di Manuela Misino».

Infine la nota dei legali di Vitaliano Cavigliano e Stefano Solci: «Solci della Masseria e l’artigiano Cavigliano non sono prestanome di Belfanti e a loro non è stato notificato alcun provvedimento relativo all’indagine».
 

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