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Quando la salute vacilla ci pensano i parenti

E c’è chi rinuncia alle cure per liste d’attesa troppo lunghe o impossibilità di raggiungere il medico

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MANTOVA. Se pensioni, trasporti e casa sono spinte nel fianco per i pensionati mantovani, non meno problematico è il capitolo salute. Dalla ricerca dello Spi Cgil emerge che in Lombardia il 40,5% della popolazione è affetto da una patologia cronica, mentre il 15,7% degli over 65 soffre di una o più limitazioni funzionali tali da compromettere la vita di tutti i giorni. Non solo: appena il 5% di questa popolazione usufruisce di assistenza domiciliare e solo il 3% di assistenza residenziale e ciò significa che la responsabilità della cura e dell’assistenza all’anziano ricade per lo più sulle famiglie.

La spesa media pro capite per le Politiche Sociali nel 2015 è stata in provincia di Mantova di 138,56 euro di cui 21,53 per gli anziani. «Nonostante il panorama lombardo sia uno dei più virtuosi a livello nazionale - spiega il segretario Falavigna - i tassi di copertura per servizi long term care (strutture residenziali, semiresidenziali o servizi domiciliari) sono ancora molto bassi. Si è preferito puntare su assegni mensili magari di accompagnamento e sulle famiglie. Maabbiamo visto che le famiglie si frammentano sempre più e questo vede diminuire le persone in grado di prendersi cura degli anziani che si è più che dimezzato negli ultimi decenni». In Lombardia è passato da 38:1 del 1982 a 10:1 del 2016, a Mantova dal 10,5:1 del 2002 al 8,4:1 del 2016 «e tenderà a diminuire ancora a causa dell'invecchiamento della popolazione e contemporaneamente cresceranno la domanda di servizi pubblici, sanitari e socio-assistenziali e aumenterà di pari passo la richiesta di assistenza informale ovvero di badanti».

E le case di riposo? «Le rette - spiega Falavigna - sono troppo alte, andrebbero calmierate, parliamo di cifre che si aggirano sui 1.600 euro al mese». In un focus group realizzato in 6 città (Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova, Milano, Varese) con la partecipazione di 90 over65 è emerso poi il problema della continuità assistenziale. Tale problematica riguarda due aspetti: le lunghe liste d'attesa che sono spesso causa dell’interruzione del percorso di cura, quando riguardano fasce basso reddito che non possono permettersi cure private, e l'assenza di accompagnamento ai servizi che costringe una quota importante di anziani soli a rinunciare a curarsi solo perché non sanno come raggiungere il medico.


 

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