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Fare pipì in piscina è più dannoso di quanto pensiate

Non si tratta solo di una questione di igiene pubblica. In vasca il cloro reagisce chimicamente con i componenti dell’urina creando composti volatili irritanti. La gravità dipende dai livelli di urina nell’acqua: un nuovo test sviluppato in uno studio svolto in Canada utilizza i dolcificanti artificiali che assumiamo regolarmente con cibi industriali per misurarla

Manuela D'Amen*
2 minuti di lettura

Fare la pipì in piscina è più pericoloso di quanto pensiate

MANTOVA. Ci sono 75 litri di urina nelle piscine pubbliche, grandi un terzo di quelle olimpioniche (830 mila litri): questo il sorprendente risultato di uno studio svolto in Canada e pubblicato su Environmental Science & Technology Letters. Sarà per la temperatura piacevole e il rilassamento, ma livelli ancora maggiori di urina sono stati riscontrati nelle vasche idromassaggio.

La maggior parte degli adulti difficilmente ammetterebbe di usare la piscine come un’enorme toilette. In un sondaggio anonimo però il 19% degli intervistati ha ammesso di aver urinato in piscina almeno una volta. Invece “urinare in vasca è normale tra i nuotatori”. Questo secondo il  campione olimpico, Micheal Phelps, che dichiarò candidamente al Wall Street Journal che “tutti lo fanno”, poiché mentre si allenano non avrebbero tempo di uscire dalla vasca per andare a fare pipì. Secondo Phelps (e magari anche secondo i molti che urinano in piscina) “poi il cloro uccide tutto” e quindi non sarebbe così grave. Ecco, questo non è vero.

I potenziali danni per la salute. Non si tratta solo di una questione di igiene pubblica. Possono avvenire reazioni chimiche tra il cloro e molti dei componenti della nostra pipì. Queste reazioni generano diversi tipi di composti volatili, alcuni dei quali irritanti per gli occhi e per le vie respiratorie. Avete presente quel tipico “odore di piscina” e gli occhi che bruciano? Non è il cloro, ma sono i suoi composti formati dalla reazione con l’urina. Solo se le quantità sono molto alte questi composti possono dare problemi respiratori più gravi, soprattutto a persone che magari già soffrono d’asma. Ma tranquilli: raramente si possono presentare tali condizioni.

Cosa fare? Visto che si tratta di composti volatili, è meglio preferire, quando possibile, le piscine che, in modo naturale (finestre) o forzato (sistemi di ventilazione) garantiscono una frequente e rilevante circolazione dell’aria. Ottime le piscine all’aperto, almeno in estate. Inoltre la ricerca canadese può essere utile per mettere a punto un test di sorveglianza della qualità dell’acqua in vasca.

Per concludere, un mito da sfatare. Misurare l’urina in piscina non è facile. Nello studio canadese i ricercatori hanno escogitato uno stratagemma: misurare la quantità di un additivo alimentare sostitutivo dello zucchero, di larghissimo uso nei cibi industriali, che transita nel nostro corpo finendo, inalterato, nell’urina. Invece non esistono reagenti  che fanno colorare l’acqua per far scoprire chi si lascia andare in piscina. Era solo un mito nato negli anni Ottanta, ma di fatto molti, forse per paura, sono rimasti segnati da questa storia e in vasca non urinano più. Comportamento molto virtuoso che davvero dovremmo tutti seguire per il nostro bene.

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*Laureata in Biologia nel 2004, ha conseguito il dottorato di ricerca in Ecologia e Conservazione della Biodiversità pochi anni dopo a Roma, sua città natale. Negli ultimi 5 anni ha svolto attività di ricerca prevalentemente in ecologia, in Italia e all’estero. Ora si è convertita alla comunicazione della scienza con particolare riferimento a temi ambientali. Questo blog nasce per la sua passione di condividere e promuovere la cultura scientifica, con uno stile divulgativo semplice, accattivante ma rigoroso.

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