«Io, annegato tra i debiti». Primo caso in tribunale
«Avevo una vita normale e un mutuo in banca, poi ho perso la mia dignità». Dall’abisso alla speranza: con la legge salva-suicidi Mario può tornare a respirare
di Igor Cipollina
MANTOVA. «A me non potrebbe mai capitare»: il primo istinto, per scacciare la paura dell’abisso, è voltarsi dall’altra parte. Ma la distanza tra le certezze di una vita ordinata e il vuoto di un’esistenza cariata dai debiti misura pochi passi appena, basta una spinta leggera. A Mario – nome di fantasia a tutela della sua famiglia – l’hanno rotolato giù una riduzione di stipendio e un incidente, e nel giro di qualche anno non è più riuscito a star dietro alle rate del mutuo e dei finanziamenti concentrici, accesi uno dopo l’altro per estinguere il precedente. Fino alla cessione del quinto e alla trappola (legale) delle carte di credito revolving. Così Mario si è avvitato nel gorgo del sovraindebitamento, dal quale adesso promette di tirarlo fuori la procedura prevista dalla legge salva-suicidi. Mario è l’utente numero 1 preso in carico dallo sportello dedicato di Federconsumatori: se il Tribunale dirà sì al suo piano di rientro, asciugando la somma dovuta, diventerà la «testa d’ariete», per dirla con le parole di Luigi Pace, il presidente dell’associazione. Diventerà il caso pilota per spianare la strada a tutti gli altri, restituendo la speranza ai tanti che stanno annegando senza colpa nel mare dei debiti.
«Arrivi a un punto in cui non te ne frega più niente, ti abbandoni e perdi il senso della vita» confida Mario, che accetta di raccontare la sua storia perché sia di conforto a chi non riesce a vedere una via d’uscita. Il nome è di fantasia, la storia è drammaticamente vera: trentenne, un lavoro sicuro da commesso, fino a quattro anni fa Mario non aveva problemi né pensieri, viveva da solo e a fine mese riusciva a portare a casa anche 1.700 euro. Abbastanza per lanciarsi nell’acquisto di un appartamento. La banca gli concede un mutuo da 110mila euro e altri 15mila glieli dà un’agenzia di mediazione creditizia, per comprare i mobili. La stessa agenzia che gli aveva già prestato i soldi per l’auto (gli restano da pagare le ultime rate). Vero, «gli interessi sono da paura» ma lui non si spaventa.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Boom di richieste allo sportello di Federconsumatori]]
La prima spinta verso il vuoto arriva con la riduzione di stipendio: la crisi frena i consumi e l’azienda per cui Mario lavoro rimodula il contratto ai suoi dipendenti. In soldoni, fanno 500 euro in meno al mese. Il commesso accusa il colpo, ma lima ulteriormente le spese personali e tira avanti. Finché un incidente lo costringe a una lunga riabilitazione, che deve pagare di tasca propria. È la seconda spinta, quella che gli fa perdere definitivamente l’equilibrio. Per saldare il conto del fisioterapista e le ultime rate dell’auto Mario va a bussare a un’altra agenzia di mediazione, che insieme ai soldi gli consegna alcune carte revolving, di quelle che compri oggi e poi paghi in rate mensili. Il tasso d’interesse, manco a dirlo, è infernale, appena al di qua della soglia dell’usura. Lui prende le carte e le chiude in un cassetto senza attivarle.
Mario sta precipitando e non sa come frenare la caduta, dopo qualche mese è sopraffatto dalle scadenze che si sommano e rincorrono. Per saltarne fuori si rivolge all’ennesima agenzia di mediazione creditizia, ottiene altri soldi a fronte della cessione del quinto del suo stipendio insieme alla promessa di un altro finanziamento, poi rimangiata. Invece di frenare, la caduta accelera insieme ai tassi d’interesse. Intanto Mario cerca comunque di fare la sua vita come può. Continua a sorridere ai clienti, s’innamora, si sposa e conosce la gioia della paternità. Con la nascita del figlio, però, la moglie perde il suo lavoro precario, senza tutela alcuna, e lui firma la sua condanna: va a ripescare le carte revolving dal fondo del cassetto.
«Morale, dal 1° gennaio di quest’anno ci siamo trovati a vivere con 300 euro al mese – racconta Mario – Lo stato d’animo? D’abbandono, perdi la dignità, di giorno devi presentarti al lavoro con il sorriso stampato in faccia, ma è tutto così faticoso, e quando torni a casa è un’agonia, sei scontroso, finisci a litigare con il partner. La situazione ti sfugge di mano, in alcuni momenti ho pensato le cose peggiori, di farla finita. Adesso va un po’ meglio, mia moglie ha trovato un altro lavoro e i miei genitori ci danno una mano. Mio figlio sta mangiando, questa è la cosa più importante».
A restituirgli la speranza è stato l’incontro con Federconsumatori, sono state la professionalità dei suoi operatori, che hanno dovuto studiare a fondo il suo caso per mettersi alla pari con la legge salva-suicidi, e la loro umanità. Così racconta Mario che, nel frattempo, ha imparato a frenare l’entusiasmo. Prima di abbandonarsi al sogno di un domani senza più l’angoscia delle rate da pagare, attende la decisione del Tribunale. Ancora sospeso nel vuoto del suo presente.
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