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Guerra tra genitori. Il giudice impone: vigilante per i bimbi

Mamma e papà separati non trovano accordi sulle visite. Ora un consulente medierà o deciderà al posto loro

di Daniela Marchi
2 minuti di lettura

MANTOVA. Quando la convivenza è una guerra dei Roses, quando lo stare insieme è solo rabbia e rancori e le scenate fra coniugi sono il palinsesto quotidiano di quanto passa davanti agli occhi dei figli... è meglio separarsi.

Certo, ma anche quando la separazione è conflitto e incapacità di trovare un qualsiasi accordo per dare stabilità alla vita dei bambini, allora deve intervenire il giudice. A tal proposito, il tribunale civile di Mantova di recente, in un caso di separazione particolarmente difficile, ha emesso una sentenza che sta facendo giurisprudenza.

È la prima nella nostra provincia e la seconda in Italia, dopo quella emessa dal tribunale di Milano. In sostanza, il collegio dei giudici ha deciso che se una coppia, o meglio una ex coppia, non è in grado di organizzare in modo civile la gestione dei figli – mantenimento, calendario delle visite, vita quotidiana – allora verrà imposto, chiamiamolo così, un vigilante. Il nome esatto è coordinatore genitoriale, cioè un consulente, uno psicologo che, per un periodo di tempo stabilito dal giudice, dovrà tenere a bada la famiglia e controllare che tutto si svolga come disposto nella sentenza di separazione. Con il primo obiettivo, naturalmente, di tutelare i bambini e la loro serenità.

La sentenza – citata in svariate riviste di psicologia giudirica – è del 5 maggio scorso. Ma le sue applicazioni pratiche si stanno facendo conoscere ora nei vari tribunali d’Italia.

Riguarda una coppia di quarantenni, residenti nell’Alto Mantovano, che hanno due figli minorenni. Una storia, purtroppo, come tante altre: un marito che accusa la moglie di essere sempre arrabbiata e offensiva; una moglie che replica al coniuge di essere stata portata all’esasperazione dalla scoperta del suo tradimento con un’altra donna. Insomma, una vicenda simile a milioni di altre, che tre anni fa sfocia nella richiesta di separazione.

I figli, come quasi sempre avviene, vengono affidati alla madre; il padre deve versare un assegno di mantenimento sia per i bambini che per la moglie disoccupata; l’affidamento dei ragazzi sarà condiviso.

Ma la conflittualità tra ex marito ed ex moglie è talmente alta, la rabbia talmente accesa che trovare qualsiasi accordo, in particolare quando e dove i bambini possono vedere il padre, diventa un’impresa.

E allora, a conclusione del processo di separazione, la prima sezione del tribunale di Mantova, con il collegio dei giudici coordinati dal presidente Pietro Bernardi, prende la decisione di imporre ai due ex un paciere. Un coordinatore genitoriale – che gli stessi ex coniugi dovranno pagare – il quale, tramite incontri con genitori e figli, dovrà monitorare l’andamento della famiglia, cercare di mediare e attutire eventuali attriti, aiutare i genitori nelle scelte formative dei ragazzi, «vigilando in particolare sulla osservanza del calendario delle visite previsto per il padre assumendo al riguardo le opportune decisioni in caso di disaccordo», come si legge nella sentenza. E poi deve riferire al giudice tutelare, che ha disposto un periodo preciso di osservazione (in questo caso di otto mesi).

«È una sentenza assolutamente innovativa – commenta Sabrina Bresciani, di Desenzano, uno dei due avvocati che hanno seguito la causa di separazione – Per la prima volta un giudice impone, d’imperio, un consulente che vigili sulla coppia e sulla famiglia. Non un percorso consigliato, come è sempre avvenuto. Il tutto pensato a garanzia dei figli e del loro benessere. Questo – chiude l’avvocato – è l’obiettivo principale: la tutela dei bambini».


 

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