Tra Fb e il consiglio comunale: Palazzi scivola su Tea e padre Alex
Il sindaco prima posta sul social, poi corregge. Il documento votato: «La spa è in Borsa»
Gabriele De Stefani
MANTOVA. Maledetti social: puoi digitare di getto e in più c’è quella chance di saltare ogni mediazione che piace tanto ai politici d’oggi. Tutte cose che espongono al rischio scivolone. Ne fa largo uso il sindaco Palazzi, che attraverso Facebook riesce ad uscire da quella situazione che in campagna elettorale voleva respingere: «Mi dicono che non sorrido mai». E allora è un diluvio di foto strappa-like: con i bambini, con le nonnine, di corsa sulla pista di atletica, con il copricapo da sikh. La claque esulta, incurante dell’evidente dimensione di plastica. Anche quando - è il caso della recente polemica sui negozi penalizzati dai cantieri - il volto social («prendiamola col sorriso» ha scritto il sindaco) è ben diverso da quello privato (l’ira si è abbattuta su commercianti e giornalisti, tant’è che il povero Gola di Confcommercio è arrivato a chiedere online a Palazzi se sia possibile dire qualcosa a lui sgradita senza scadere nella lesa maestà).
Lunedì, all’affollata serata con padre Alex Zanotelli, il meccanismo social s’è inceppato. Il sindaco ha il post in canna: evviva Zanotelli, sono zanotelliano come voi. In base a uno schema tipico secondo il quale Mattia è sempre uno di voi (magari solo un po’ più bravo). Viene in mente una battuta di Enzo Biagi su Berlusconi: «Se avesse le tette farebbe l’annunciatrice». Ecco, i rispettivi seguaci non si offendano, ma l’analogia ci sta tutta.
In Sant’Andrea Zanotelli va all’attacco sul referendum sull’acqua pubblica a suo dire tradito, con affondi che non sono rivolti direttamente a Tea ma rendono oggettivamente difficile per il sindaco dirsi allineato. Al tempo stesso la pulsione social non è frenabile. E allora ecco un post in cui sì, sono zanotelliano e «viva la città che partecipa», ma non resisto a dare una lezioncina di diritto societario al missionario per qualche uscita imprecisa. Proviamo a contestualizzare: sei in Sant’Andrea, un missionario 80enne dal curriculum vitae che impone rispetto parla di temi ben più alti di Tea (e l’acqua pubblica è stata solo una breve parentesi della serata), dice qualcosa che non ti va e non resisti alla tentazione del puntino sulla i. Legittimo criticare chiunque, naturalmente, ma la situazione risulta ai più sgradevole. Palazzi litiga un po’ con qualche utente, poi coglie l’inopportunità del post e lo corregge.
Non può più correggere invece il documento portato nelle scorse settimane in consiglio comunale nel quale si scrive, testuale, che Tea è «società quotata in Borsa dal 7 giugno 2017». L’atto, sostenuto anche da Palazzi (che su Fb sotto al post su Zanotelli scrive che «Tea non è quotata»), passa in aula senza che nessuno veda l’errore. Via Taliercio non è a piazza Affari, al massimo, a Dublino, trovate lo strumento finanziario quotato nei mesi scorsi. Insomma, l’amministrazione ha messo nero su bianco quello per cui Palazzi bacchetta Zanotelli.
Nessuno scandalo, ma è chiaro che la circostanza faccia sorridere. La superbia va a cavallo ma torna a piedi, insegnano le nonne. Che ignorano Facebook, ma sono ferrate se interrogate in materia di senso della misura.
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