Mantova, in aula solo due alunni italiani. La scuola:«Ma qui nessun problema»
Succede all'elementare Tazzoli di Cittadella, dove il 60% degli alunni è di genitori immigrati. Il preside Archi: «La didattica funziona». Ma molte famiglie portano i figli altrove
di Nicola Corradini
MANTOVA. Una classe formata quasi esclusivamente da bimbi di origine straniera. Siamo nella scuola elementare Tazzoli di Cittadella, quartiere della periferia nord della città che - come i limitrofi Colle Aperto e Ponte Rosso - ha raggiunto quote elevate di residenti provenienti da altri paesi. La scuola di quartiere, ovviamente, risente del progressivo cambiamento di struttura della popolazione, tanto da registrare una percentuale di bimbi provenienti da famiglie immigrate superiore al 60% ormai da un paio di anni.
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Ma una classe formata da 21 ragazzini di famiglie immigrate e due soli compagni di nazionalità italiana è una situazione limite che certo non fa scandalo ma che fa riflettere su quanto sia mutata la struttura demografica della città e in particolare delle periferie.
«In realtà sono tutti alunni nati nel Mantovano o comunque in Italia e che per la quasi totalità hanno frequentato la materna di quartiere, la Pacchioni - spiega Roberto Archi, dirigente del comprensivo Levi di cui fanno parte le due scuole di Cittadella – questo significa che non ci sono grossi problemi di didattica. Abbiamo in ogni caso inserito una docente di potenziamento che ha il compito di rafforzare la lingua, visto che spesso questi ragazzini vivono in famiglie che parlano la lingua madre. Ma la cosa non comporta problemi nel progresso del programma».
Il dirigente e il suo collaboratore, il professor Salvatore Petronaci, dicono che dai genitori dei due alunni di nazionalità italiana non sono arrivate lamentele. Una situazione simile si è verificata in questi giorni a Modena dove una bimba si è trovata ad essere l’unica alunna italiana in una classe di scuola elementare. Alla fine la famiglia l’ha trasferita.
Alla Tazzoli sembra che le cose non siano andate così. Quindi dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che questa situazione è la punta di un iceberg che porta le scuole a dover affrontare sfide didattiche non nuove ma con implicazioni socio culturali da non tarscurare. Gli istituti che si trovano in quartieri ad alta concentrazione di famiglie di origine straniera devono far fronte alla fuga di alunni italiani verso altre sedi scolastiche.
Nel caso della Tazzoli, la fuga è diretta soprattutto verso le elementari di Porto Mantovano, come anni fa si registrava la fuga di alunni italiani da Lunetta verso San Giorgio o, ancora prima, dalla don Mazzolari di Valletta Valsecchi all’Ardigò. Ma è un fenomeno diffuso un po’ in tutto il territorio provinciale e non solo.
Il preside dell’Ic di Castiglione, Angelo Gandini, conferma questa tendenza. «Le quote di bimbi d’origine straniera sono più elevate nelle materne – spiega – ma nessuno si lamenta. Diversi genitori di bambini italiani si preoccupano alle elementari e alle medie perché temono che la presenza anche di pochi stranieri possa influire negativamente sul programma».
Un problema che col passare degli anni è sempre meno pesante, visto che la quasi totalità di bimbi stranieri è in realtà nata in Italia. Più che la nazionalità, incidono le condizioni socio culturali delle famiglie. E, per i bimbi di origine straniera, il grado di integrazione dei genitori. «Per questo - spiega l’assessore all’istruzione , Marianna Pavesi - lanceremo nelle materne ed elementari di Lunetta e Cittadella un progetto per compensare la povertà educativa. È un progetto nazionale di cui definiremo i particolari già dalla prossima settimana».
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