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L’arretrato in consiglio: mai discusse 98 richieste

L’origine della protesta di martedì 24 ottobre: ferme mozioni, interpellanze e interrogazioni. Dopo lo show delle mascherine in aula il presidente censura Longfils e Annaloro

di Sandro Mortari
2 minuti di lettura

MANTOVA. Cinquantacinque tra mozioni, interrogazioni, interpellanze e raccomandazioni (alcune risalenti al 2015), oltre a 43 interrogazioni a risposta scritta: è la produzione delle opposizioni che non arriva in aula. Ecco per che cosa hanno protestato  in consiglio comunale Forza Italia, Cinque Stelle, Lega e de Marchi con le mascherine anti-smog sul volto («sentiamo puzza di illegittimità e di mancanza di democrazia» avevano denunciato) fino a causare l’intervento della polizia locale che ha trascinato alcuni di loro fuori dall’aula di peso.

Il giorno dopo la protesta di martedì 24 ottobre c’è la reazione del presidente del consiglio Massimo Allegretti che ha inviato ai due “capipopolo”, il forzista Longfils e il grillino Annaloro, altrettante lettere formali di richiamo e di censura, in cui vi è un chiaro avvertimento: simili provocazioni non saranno più tollerate; e se il consigliere non ottempererà all’invito del presidente di smettere con la protesta, ci sarà l’espulsione immediata. «Noi non abbiamo ancora ricevuto nulla» affermano sornioni Annaloro e Longfils. A ribadire le accuse ad Allegretti è l’altro grillino, il vice presidente del consiglio Tonelli: «Il presidente - dice - ha avuto in aula un atteggiamento sconcertante e ha espulso dei consiglieri quando la seduta non era ancora iniziata. Avrebbe, invece, dovuto ammettere le violazioni del regolamento con un ordine del giorno redatto in maniera illegittima senza mozioni nella prima ora di consiglio, e denunciare le continue violazioni del testo unico da parte di sindaco e giunta in spregio ai diritti dei consiglieri che attendono da mesi risposte su 43 interrogazioni». E Longfils precisa: «Abbiamo scritto più volte al prefetto e sappiamo che ha sollecitato Palazzi a rispettare il regolamento. E visto che siamo stati cacciati prima dell’appello, lo sappiamo che non abbiamo diritto al gettone».

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Allegretti respinge ogni accusa: «L’articolo 49 del regolamento del consiglio - dice - non è stato applicato sempre per un semplice motivo: non voglio interrompere dopo un’ora la discussione su una mozione. Ricordo, però, che nelle sedute straordinarie del consiglio, quelle al di fuori delle sessioni di bilancio e del consuntivo in cui per regolamento dovremmo inserire le mozioni, le mozioni sono state discusse: ben nove in altrettante sedute. Quindi, la mia è solo una scelta di buon senso che non lede le prerogative dei consiglieri. Quanto al prefetto, l’opposizione si è rivolta a lui solo per le interrogazioni, a cui si deve rispondere entro 30 giorni dalla presentazione. Cosa che ho sollecitato gli assessori a fare». Ritorna, poi, sulla protesta di martedì 24 ottobre: «È stata dilatata troppo a lungo ed è stata ingiustificabile e inqualificabile. Se sono stato costretto a ricorrere alla Polizia locale per far svolgere la seduta è perché, nel dibattito politico, si è oltrepassato ogni civile confronto. Ci si è solo voluti aggrappare ad un formalismo sterile e inutile». Oltre alle 55 tra mozioni e interrogazioni dell’opposizione ferme, al palo ce ne sono anche 19 presentate dai consiglieri di maggioranza. A quali così si rivolge Tonelli: «È scandaloso il loro atteggiamento passivo: nulla eccepiscono sulle violazioni dei diritti dei consiglieri, così mortificando il ruolo che rivestono».
 

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