Mantova, sei alloggi protetti e un progetto lavoro per chi non ha nulla
I monolocali sono stati costruiti nel vecchio saponificio di Borgochiesanuova. Caprini: «Ospiti solo temporanei, devono reinserirsi»
di Nicola Corradini
MANTOVA. Una casa per chi dorme in auto e un percorso di avviamento al lavoro per chi il lavoro lo ha perso e arranca cercando di risollevarsi. Non è solo un progetto di politiche abitative quello avviato in forma sperimentale dall’assessorato comunale al welfare in collaborazione con la cooperativa Speranza nel centro polifunzionale “Ex saponificio mantovano” a Borgochiesanuova.
Certo, nel antica manifattura recuperata dalla coop sono stati realizzati sei minialloggi che vengono messi a disposizione di persone in forte difficoltà scelte dagli assistenti sociali del Comune. Ma c’è dell’altro. Molto altro. Con una metafora un po’ abusata, in quel centro viene data a persone fragili, con alle spalle una vita sfortunata, una seconda possibilità. La possibilità di cambiare vita. E non è una metafora esagerata.
«Abbiamo siglato una convenzione con la Cooperativa per utilizzare i sei alloggi come soluzione temporanea per chi deve fronteggiare un’emergenza abitativa - spiega l’assessore al welfare, Andrea Caprini - stiamo parlando di persone fragili, che magari dormono in un’auto o in alloggi di fortuna. Ma l’aspetto specifico di questo progetto è che una volta inserite nel Centro, gli operatori della cooperativa studiano un percorso che porterà queste persone ad un reinserimento nel mondo lavorativo e uno sgancio dalle condizioni, passatemi il termine, di marginalità (e disperazione) sociale in cui son o cadute. Questo servizio non è studiato per ogni tipo di marginalità e povertà (ci sono altri strumenti) ma è mirato su persone per le quali viene ritenuta possibile una soluzione».
In altre parole, questi alloggi non sono rivolti a fragilità croniche come l’alcolismo, la tossicodipendenza e simili. In questi piccoli ma forniti monolocali trovano ospitalità temporanea (massimo 8 mesi) donne e uomini sfrattati, disoccupati, magari con debiti che hanno rovinato la loro esistenza. «In questo momento ci sono due uomini e quattro donne - riferisce Caprini - quattro di nazionalità italiana e due stranieri. Uno di loro ha già trovato un lavoro fisso e iniziato a contribuire alle sepse dell’alloggio. Tra poco troverà un’altra abitazione. Un altro ospite sta trovando occupazione e gli altri, per ora, stanno lavorando in coop sociali. Il Comune ha investito 40mila euro per il 2017 e intendiamo proseguire il progetto nel 2018». Il presidente della Coop, Claudio Bollani, è soddisfatto. «Quando abbiamo recuperato l’ex saponificio - spiega - e realizzato gli alloggi, pensavamo proprio ad un servizio come questo. Ne siamo molto orgogliosi, perché il nostro campo d’azione è proprio il servizio per le persone svantaggiate».
I commenti dei lettori