Mantova, un vescovo per lo Ius soli: «Abbattiamo i pregiudizi»
Il presule di Ferrara ospite in seminario al dibattito sul diritto di cittadinanza. Carra (Pd): «Spingerò sul governo». Genovesi: «Ma per i calciatori è tutto facile»

MANTOVA. La diversità è ricchezza e i Paesi più forti al mondo sono quelli che hanno saputo valorizzare le immigrazioni sui loro territori rigenerando la società. È uno dei tanti concetti che Giancarlo Perego, vescovo di Ferrara e Comacchio, già direttore di Migrantes, ha sviluppato lunedì sera in seminario nel convegno “Ius soli, oltre il sangue e la razza, una legge per la cittadinanza dei bambini nati in Italia”.
Presentato da Giordano Cavallari, direttore della Caritas diocesana come «il meglio che la Chiesa possa avere sull’argomento dei fenomeni migratori», il presule ha svolto il suo articolato intervento senza enfasi da omelia, ma con argomenti sociologici, culturali e demografici per ribadire l’opportunità della approvazione in Parlamento della legge sullo Ius soli.
E il deputato Pd Marco Carra ha appoggiato questa richiesta con toni decisi: «Spero in una forzatura di fine legislatura, farò pressioni sul governo perché rompa gli indugi e ponga la fiducia sullo Ius soli, serve un atto di coraggio per dare la cittadinanza a questi bambini nati e che studiano in Italia».
L’opinione pubblica sembra però molto dubbiosa se un recente sondaggio ha quantificato al 40% i favorevoli, contro il 75% prima degli attentati terroristici. Sulla sicurezza il vescovo di Ferrara ha portato la sua ricetta basata sull’inclusione familiare: «Occorre eliminare i meccanismi per cui servono di media otto anni per i ricongiungimenti, chi viene lasciato fuori non sarà benevolo, se incluso è più coinvolto nel rispettare i fattori fondamentali della vita delle persone e i doveri del Paese che lo ospita».
Sono un milione e 816mila le famiglie di migranti presenti in Italia, appartenenti a 198 diverse nazionalità. L’avvocato Sergio Genovesi, come moderatore del dibattito, dopo un excursus storico-giuridico sul diritto di cittadinanza ha concluso con un affondo contro il mondo della politica accusandola di «regolarizzare qualche calciatore oriundo per interessi limitati, una volgarità, e non voler vedere altri grandi problemi come quello della destabilizzazione demografica di un Paese che sta morendo».
Anche Perego ha concordato: «Speriamo che la politica lasci da parte l’ideologia e consideri la realtà e le storie di queste persone, è anche un problema di democrazia che vedo in pericolo». Il paradosso nell’attuale momento sembra essere quello della debolezza della cittadinanza attiva degli italiani sul piano sociale, come il progressivo allontanamento dal diritto di voto, che però non vorrebbero l’estensione a quanti invece l’attendono.
«C’è da vincere una battaglia culturale – è l’analisi del vescovo di Ferrara – rimuovere il pregiudizio della paura dell’altro, di un peso anziché di un valore aggiunto, di una parte fondamentale della nostra società futura e ricordare che all’allargamento dei diritti corrisponde anche quello dei doveri. L’Italia ha sempre fatto salti culturali nei processi di inclusione: penso alle leggi sul lavoro nelle carceri, sui malati mentali, sulle categorie protette, eppure non siamo capaci di accettare lo Ius soli, noi un Paese che in passato ha spedito migranti in tutto il mondo».
Vincenzo Dalai
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