Mantova, sindaco indagato per concussione. «Non sono la mandante. Anzi, lo aiuterò»
La presunta vittima e la sua presidente sentite dal magistrato. Giallo su chi ha presentato l’esposto
Rossella Canadè
MANTOVA. Sconvolte. Con una rabbia in corpo che viene dalla paura: quella di essere attaccate come donne attratte da soldi, favore e potere. Quello che loro non sono. Favori personali in cambio di soldi è un’ipotesi che non compare nemmeno nelle carte dell’indagine, ma le due rappresentanti dell’associazione culturale ci tengono a ribadirlo, mai stanche di ripeterlo e ripeterlo. «In questa storia io non c’entro nulla. Sia chiaro: io non sono la mandante, anzi, tutt’altro». Lo dice chiaro la vicepresidente che nell’inchiesta viene indicata come la vittima della concussione che sarebbe stata messa in atto dal sindaco, secondo le prime accuse.
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Persone informate sui fatti: per questo le loro abitazioni mercoledì mattina sono state perquisite dai carabinieri, «hanno passato al setaccio i pc e i nostri telefonini». Per questo giovedì mattina, 23 novembre, sono state convocate in procura. L’indagine, da quel poco che si sentono di riferire, sarebbe partita da una «segnalazione» con cui qualcuno ha messo sull’avviso i carabinieri di presunti movimenti illeciti del sindaco su Internet. Mail? Sms? WhatsApp? Approcci discutibili nei confronti di una donna. «Ma non sono stata io, e non voglio essere tirata in ballo».
Dello stesso tenore il commento della presidente, che lascia intendere che l’inchiesta potrebbe avere sviluppi ancora più gravi di quelli emersi finora. Non negano, ovviamente, le due donne, di conoscere Palazzi. In particolare una, proprio quella citata negli atti dell’indagine, racconta di averlo incontrato più volte in occasioni pubbliche, in eventi di politica.
Quattro chiacchiere, un caffè, le solite cose, insomma. Normali per chiunque, in una città piccola come Mantova, e scontate per chi bazzica in ambienti vicini. Nessun contributo dal Comune, «mai neanche un euro, solo un patrocinio gratuito che non abbiamo neanche mai usato». Messaggi sul telefonino? «A questa domanda proprio non rispondo. Non credo di dover dare spiegazioni». Lo ripete: «Io non ho mai mosso nulla contro Mattia Palazzi. Anzi, le dico di più: se emergeranno falsità sul suo conto lo difenderò».
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